Visco: “L’emergenza non è finita”

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VENEZIA â€” Girano intorno al rigore e alla necessità  di un rilancio dell’economia, sullo sfondo delle ore decisive per l’Europa, i messaggi che il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco e il ministro per lo Sviluppo Corrado Passera hanno lanciato ieri rispettivamente da Venezia e da Santa Margherita Ligure.
«L’emergenza in Italia non è finita», ha tenuto a ribadire il numero uno di Via Nazionale in uno speech al Consiglio per le relazioni Italia-Usa che ha sottolineato come la situazione non è semplice e le previsioni sull’economia europea e le condizioni dei mercati finanziari siano «scoraggianti» e regni «grande incertezza». Tuttavia, in Italia, «l’azione sul bilancio pubblico è stata rapida e decisa» e sebbene le riforme strutturali abbiano incontrato molte resistenze «alcuni importanti risultati sono stati raggiunti». Ignazio Visco ha continuato ricordando, come aveva fatto Monti la sera prima, che il rapporto deficit- Pil nel 2012 resta sotto il “tetto” del 3% e che il prossimo anno si raggiungerà  il pareggio di bilancio. «I numeri italiani non sono lontani dalla media europea», ha osservato. Semmai è l’aspetto delle tasse a preoccupare: questo peso, ha
ribadito Visco, «può essere sostenuto solo temporaneamente ». Per ridurre le tasse ci vuole una «più forte e più incisiva» lotta all’evasione fiscale e «l’implementazione dei tagli alla spesa ». Con un occhio alla spending review e al dibattito sull’effetto delle misure di austerità  ha spiegato: «Se i tagli di spesa sono finalizzati a rimuovere le
inefficienze e se sono giusti, non rappresentano un ostacolo alla crescita ma possono favorirla ». Come pure dall’attuazione delle riforme strutturali, già  varate dal governo Monti, dipenderà  la risposta della nostra economia. Visco ha ricordato le riforme già  varate, dalle pensioni al mercato del lavoro, e ha concesso una battuta al pubblico
di manager e diplomatici all’ascolto: «Non va protetto il posto di lavoro, ma il lavoro».
Certo il processo di rimozione degli ostacoli all’attività  economica «deve essere rafforzato ». La lotta contro la corruzione e il crimine «dev’essere in cima all’agenda» e vanno minimizzati i costi «che questi due fattori impongono all’economia
».
Guardia alta, attuazione delle riforme, ma anche un po’ di fiducia. Che il Paese abbia ancora le forze per farcela emerge anche dai dati portati dal governatore al cospetto degli osservatori Usa. L’Italia, ha detto, è assai aperta al commercio internazionale: nel nostro paese ci sono 90 mila aziende manifatturiere
che esportano regolarmente, un quinto delle imprese manifatturiere del paese. E sorprendentemente – secondo i dati portati dal governatore – anche in Cina siamo in ottima posizione: in quel paese esportano 8.600 imprese italiane, più delle mitiche imprese tedesche (sono 6.300) e il doppio delle francesi.
E il governo? Può fare qualcosa di più per rilanciare l’economia? Una indicazione è giunta dal ministro per lo Sviluppo Corrado Passera che sembra determinato ad andare avanti, smentendo le voci di dimissioni, dopo lo stop dei giorni scorsi da parte del Tesoro: «Ci metto la faccia, porteremo a casa il decreto sviluppo», ha detto ai giovani industriali riuniti a Santa Margherita ligure. Il viceministro dell’Economia Grilli è ricorso a toni concilianti e Passera ha confermato l’intenzione di portare a breve il provvedimento in Consiglio dei ministri: «Le risorse andranno trovate in maniera intelligente». Bisognerà  vedere, tuttavia, alla prova della nuova versione del provvedimento, che fine faranno le misure bloccate dalla Ragioneria: il credito d’imposta per la ricerca, il raddoppio ad 1 milione delle compensazioni Iva, la trimestralizzazione dei versamenti Iva e il bonus ristrutturazioni.


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