Trenta miliardi di risparmi in tre anni vertice domenica, e subito dopo il decreto

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Motori al massimo per la spending review che, dopo il rinvio di martedì scorso, verrà  esaminata già  domenica sera a palazzo Chigi, da Mario Monti e Vittorio Grilli, presumibilmente appena rientrati da Bruxelles. Il vertice è stato già  informalmente convocato: vi parteciperanno oltre a Giarda, Patroni Griffi e Enrico Bondi, anche i vari ministri di spesa che saranno chiamati a dare le ultime rifiniture al decretone, composto da decine e decine di articoli, che sarà  varato dal consiglio dei ministri il giorno successivo, lunedì.
Monti mira così a chiudere il cerchio della blindatura dei conti italiani ed è pronto a rientrare per il varo immediato della doppia operazione di l’attacco agli sprechi e di «manutenzione » dei conti pubblici. Di fatto si tratterà  di una sorta di manovra che anticiperà  la legge di stabilità  e si collocherà  su un orizzonte temporale triennale: si parla di un intervento di 25-30 miliardi, tra il secondo semestre di quest’anno (6-7 miliardi) e il biennio 2013-2014 con tagli e risparmi di 10-13 miliardi all’anno. Sul piano delle misure, gli uffici legislativi dei vari ministeri lavorano a pieni giri con il coordinamento in mano al ministero del Tesoro. Nella caccia alle risorse sarebbe in prima fila Bondi che sarebbe in grado di ridurre le spese per l’acquisto di merci e servizi per 4-5 miliardi. Il resto verrebbe principalmente dal sanità  (1-1,5 miliardi) e pubblico impiego (circa 1 miliardo). Il pacchetto sanità  prevederebbe 400 milioni (che coinciderebbero con l’operazione Bondi sugli acquisti); circa 300 milioni verrebbero dalla revisione della filiera
del farmaco con risparmi per Asl e ospedali; il resto potrebbe arrivare dalle ricette elettroniche per i medici di base e da un fondo assicurativo per risarcire i danni eventualmente provocati dalla sanità  e attualmente in carico allo Stato.
Giallo fino all’ultimo sul pubblico impiego: resta in ballo l’ipotesi di un intervento sugli esuberi over 60 (che avrebbero due anni di mobilità  all’80 per cento dello stipendio), in alternativa sarebbero colpiti solo i dirigenti. Inoltre si parla di blocco totale del turn over, di riduzione della pianta organica, ma anche di spostamento del pagamento della tredicesima al gennaio del 2013.
Tutto l’insieme dei tagli agli apparati dello Stato è nel menù: si va dall’intervento sulle province, a quello sui piccoli tribunali, alle prefetture. Non saranno risparmiate anche misure tradizionali: come un ulteriore intervento sulle auto blu, sui carburanti, le spese telefoniche, elettriche, per il riscaldamento degli uffici e l’aria condizionata. La manovra sembra inevitabile. Sul tavolo infatti oltre al pressing che arriva da più parti per scongiurare l’aumento dell’Iva negli ultimi tre mesi di quest’anno e per il prossimo, ci sono anche le spese impreviste per il terremoto dell’Emilia, il pacchetto delle misure inderogabili (dalle missioni di pace al 5 per mille). Senza contare che la recessione, e il mancato gettito di 3,4 miliardi nei primi quattro mesi dell’anno, mette a rischio l’obiettivo dell’1,7 per cento di deficit-Pi di quest’anno.


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