Telecom: “Dialogo con Cdp sulla rete”

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MILANO – Telecom Italia e Cassa Depositi e Prestiti gettano le premesse per aprire un dialogo e unire le forze per dotare l’Italia di una rete in fibra ottica. E la prospettiva che il proprietario della rete e la Cassa che gestisce i depositi postali, uniscano le forze invece che farsi concorrenza, rilancia il titolo (+6,6% a 0,69 euro) che con un balzo recupera quanto perso alla vigilia. 
«Se Telecom intende portare la fibra nelle case nelle aree a maggior traffico – ha detto il presidente Franco Bassanini – la Cdp è pronta a partecipare al finanziamento di questo investimento con una soluzione variamente costruita da un punto di vista dell’architettura societaria e finanziaria». Per Bassanini la priorità  è costruire la rete in fibra, infrastruttura che la Cdp è disposta a finanziare, lasciando a Telecom la scelta dei modi e dei contorni con cui definire un accordo che la veda protagonista e in maggioranza. «La domanda è se l’attuale proprietario di gran parte della rete – ha precisato Bassanini – intenda fare questo investimento». Immediata la risposta dell’amministratore delegato di Telecom, Marco Patuano, secondo cui «con molto piacere Telecom è pronta a collabora con la Cdp, nelle aree in cui questo è possibile». Telecom ha infatti pianificato di portare inizialmente la fibra alla centralina (cabinet), e poi in un secondo momento (e per gradi) di arrivare nelle case, rispettando gli impegni presi dall’agenda digitale. «Ci sono aree nere dove portare la fibra in casa è la soluzione corretta – precisa Patuano – se Bassanini dice “o così o niente” quelle sono aree di collaborazione, altre meno». L’ad di Telecom resta però «convinto che con il dialogo si possano trovare soluzioni meno dogmatiche». 
A differenza di quanto sostenuto in passato da Telecom (che ritiene sufficiente portare la fibra alla centralina), Bassanini è convinto che nelle aree dove c’è alta densità  sia indispensabile portare la fibra fino alle case per garantire un servizio adeguato e che avrebbe anche una «sufficiente redditività ». Detto questo la Cdp, per statuto non può investire dove non c’è ritorno, perché pur essendo un ente pubblico, gestisce il risparmio privato. Pertanto gli investimenti nelle aree grigie e bianche (che poi sono quelle meno profittevoli), ricadrebbero interamente sulle spalle di Telecom, che giustamente da tempo chiede allo Stato di fare al sua parte per colmare il digital divide. «Avere una rete Ngn – ha concluso Bassanini – è fondamentale per la crescita dell’Italia» per questo la Cassa è pronta a finanziare subito la costruzione di un’infrastruttura, come ha dimostrato con Metroweb. Il timore della Cdp è invece che Telecom sia costretta a procrastinare gli investimenti più per ragioni legate al proprio indebitamento finanziario, che per la mancanza di un ritorno economico. Di certo, una rete più efficiente, avrà  delle ricadute sull’organico del gruppo telefonico. Ancora ieri Patuano, ha incontrato le organizzazioni sindacali per illustrare il piano triennale, che prevede 15 miliardi di investimenti e debiti in calo a 25 miliardi a fine 2014.


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