by Editore | 28 Giugno 2012 9:14
ROMA — I dossier con i tagli certificati dalla Ragioneria sono ormai tutti nel cassetto di Mario Monti, in attesa del suo rientro da Bruxelles e dell’eventuale convocazione di un consiglio straordinario sulla spending review già domenica, in preparazione degli incontri con enti locali e parti sociali lunedì e del successivo Consiglio dei ministri. Monti potrà scegliere tra i tagli del piano del commissario Enrico Bondi sugli acquisti, quelli di Filippo Patroni Griffi su pubblico impiego ed enti locali e gli ultimi arrivati: il «Rapporto Giavazzi» sugli incentivi alle imprese.
Secondo indiscrezioni, quest’ultimo si concentrerebbe su due ministeri: Economia e Lavoro. Nella premessa del rapporto, infatti, si considererebbe ormai avviato, attraverso il decreto sulla Crescita, il riordino degli strumenti a disposizione del ministero dello Sviluppo. Proprio per questo il rapporto prenderebbe in esame le risorse utilizzate dagli altri due ministeri. Nel mirino ci sarebbero, da una parte, gli incentivi per le assunzioni e la formazione erogati dal ministero del Lavoro, dall’altra, i crediti d’imposta concessi dal Mef e i trasferimenti alle imprese, molte delle quali pubbliche. Il principio cui s’ispirerebbe il rapporto sarebbe quello di rendere tutti gli strumenti più selettivi, escludendo quelli che non servano concretamente a salvare le imprese dal fallimento.
Sui tagli al Pubblico impiego si concentra l’attenzione di partiti e sindacati, preoccupati degli effetti sociali della revisione della spesa: «Lo Stato non è la Parmalat» si lascia sfuggire qualcuno in Parlamento. Il problema del consenso non è sfuggito al governo: una prima versione dei tagli «lacrime e sangue» sarebbe stata cassata in una delle ultime riunioni del Consiglio dei ministri proprio perché «insostenibile» sul piano sociale. Ciò non toglie che il timore resti, come dimostra la levata di scudi di ieri del Pd: «Aspettiamo di vedere come andrà il vertice europeo — mette le mani avanti Francesco Boccia, coordinatore delle commissioni economiche alla Camera —. Ma già da ora al governo consigliamo di non avere fretta con il decreto sui tagli: non possiamo neppure lontanamente rievocare quelli lineari alla Tremonti. Secondo noi non deve essere fatto lunedì. Abbiamo tempo tutto il mese di luglio per lavorarci su. Auspichiamo che questa volta il governo ci ascolti».
Anche i sindacati sono sul piede di guerra, a partire dalla Cisl di Raffaele Bonanni. La convocazione in contemporanea con Confindustria li ha irritati, vista la posizione d’intransigenza con i dipendenti pubblici dichiarata dal neopresidente Giorgio Squinzi. Il ministro della Funzione pubblica finora ha cercato di smussare gli angoli ma i tagli saranno inevitabili e, anche se non saranno licenziamenti, riguarderanno i buoni pasto, la tredicesima, i distacchi e i permessi, il taglio delle consulenze e la revisione delle piante organiche che prelude alla mobilità forzata, magari diluita nel tempo (sperano i sindacati).
Anche gli enti locali, convocati lunedì mattina dal governo, non hanno di che rallegrarsi: nel mirino non ci sono solo le province da accorpare ma i comuni, la cui spesa corrente negli ultimi dieci anni è salita del 10% a fronte di una pari riduzione di quella delle Regioni. Si parla di un accorpamento, inizialmente dei servizi, per i 4 mila comuni al di sotto dei mille abitanti. Ma soprattutto della drastica riduzione delle società pubbliche «locali», spesso in perdita.
Il governo punta a raccogliere dalla spending review i 5-7 miliardi che consentiranno di bloccare il previsto aumento Iva di due punti che dovrebbe scattare dal primo ottobre, ma anche a finanziare interventi di rilancio della crescita e di ricostruzione in Emilia. E gli interventi, a regime, potrebbero valere sui 13 miliardi. Non ci dovrebbe essere invece correzione dei conti pubblici che sarebbero considerati ancora in linea con le previsioni.
Molto ci si aspetta dal capitolo della Sanità che prevederebbe un taglio di circa un miliardo su beni e servizi e nuovi tetti per i farmaci. Il ministro Renato Balduzzi punta a una stretta su appalti e forniture del 3,7% a partire da luglio 2012. C’è poi la diversa ripartizione della spesa farmaceutica (quella territoriale scende dal 13,3% all’11,3% della spesa sanitaria; quella ospedaliera sale dal 2,4% al 3,4%). C’è la conferma dell’onere di ripiano degli sforamenti a carico delle aziende farmaceutiche. E altre norme riguarderebbero il nuovo regime della professione intramoeniadei medici.
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