Standard&Poor’s e la scommessa sulla Grecia
Quando si arriva a quantificare un evento di questa portata, addirittura il ritorno alla moneta nazionale di un Eurostato — una cosa impensabile fino a poco tempo fa — è forse la riprova più forte che la situazione sta diventando sempre più delicata. Anche se questa non è una scommessa, il linguaggio delle probabilità ricorda quel mondo. Standard & Poor’s ha minimizzato il rischio di un «contagio». «Riteniamo adesso che ci sia almeno una possibilità su tre che la Grecia esca dalla zona euro», si legge nel rapporto, ma l’uscita di altri Paesi viene ritenuta «improbabile»; un addio di Atene potrebbe infatti «rafforzare la decisione di altri Stati di ricevere un aiuto esterno per portare avanti le riforme ed evitare le conseguenze economiche». Ma l’eventuale uscita della Grecia scatenerebbe un terremoto non da poco. E per quanto gli altri Stati deboli serrino di più i ranghi con rigore e riforme, sembra difficile che possano controbilanciare l’onda d’urto del ritorno di Atene alla dracma. Così, dopo il «Grexit» («Greek exit»), altri addii — per ripescare l’aggettivo — potrebbero diventare più «probabili». E ancor più redditizie potrebbero rivelarsi le scommesse di chi oggi — società d’investimento o singoli finanzieri — punta sul patatrac. Sono naturalmente scenari ipotetici. Come lo è quello dell’uscita della Grecia dall’euro. Ma la «Grexit» non è più solo un’eventualità remota. E nel giudizio «almeno una possibilità su tre» si sposta non poco la lancetta del periodo ipotetico — a torto o a ragione — lontano dal campo dell’irrealtà e verso la direzione dell’oggettività .
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