Spara alla ex e si barrica in duomo Il giorno di follia dello stalker
CERVIA (Ravenna) — «Sono tre mesi che non dormo e non mangio. Senza di lei non riuscivo più a vivere: l’ho uccisa perché non voleva nemmeno più parlare con me». Si è chiuso nel silenzio, poi si è sparato un colpo secco al cuore davanti all’altare del Duomo di Cervia. Si è suicidato così Gaetano Delle Foglie, 60 anni, di Bari, imprenditore edile, vedovo da cinque anni, padre di cinque figli e già nonno. Poche ore prima, ieri mattina a Cesena, aveva ucciso con tre colpi di pistola a bruciapelo Sabrina Blotti, 44 anni, originaria anche lei di Bari, amica di una delle sue figlie con cui aveva avuto una brevissima relazione. Poi è fuggito. Una corsa con la mente in subbuglio fino a Cervia dove si è asserragliato all’interno della Cattedrale, seminando il panico fra i presenti che poi sono riusciti a uscire e minacciando di uccidersi con una pistola puntata alla testa. «Non servo più a niente, non ho niente da perdere».
Sabrina lo aveva lasciato. A lui questo giovane amore aveva riacceso la vita dopo il dolore e la solitudine della vedovanza. Lei era solare, esuberante, innamorata soprattutto dei suoi due figli di 7 e 13 anni avuti dal marito, un maresciallo dell’aeronautica con cui era rimasta in ottimi rapporti dopo la separazione lo scorso autunno. Si era pentita quasi subito del legame con quell’uomo più anziano e lo aveva lasciato. «Adesso era in formissima — la descrivono le sue amiche —, era molto dimagrita, stava bene, forse aveva altri interessi». Ma Sabrina aveva anche una spina nel cuore. Lui la continuava a perseguitare. Lei non gli dava più corda. «Io la ucciderò prima o poi», aveva confidato tempo fa l’uomo a un amico medico che gli aveva creduto tanto da avvertire subito Sabrina e convincerla a denunciarlo per stalking.
Ieri mattina però Gaetano Delle Foglie è arrivato a Cesena da Bari con un’auto a noleggio e una pistola nascosta nella tasca. Ha parcheggiato sotto l’appartamento della donna, una casa che lui conosceva bene visto che era di proprietà di una delle figlie, e ha atteso: voleva parlare con lei un’ultima volta e capire che piega avrebbe preso il suo futuro. Sabrina è arrivata poco dopo. Aveva accompagnato i figli a scuola, sarebbe risalita un attimo prima di andare al corso per agenti immobiliari. Ma quando lo ha visto non ha neanche spento il motore della sua auto. Lui si è avvicinato, hanno litigato qualche istante. Poi i tre colpi di pistola. Gli spari hanno attirato l’attenzione di alcuni muratori che hanno lanciato delle tavole di legno per ostacolare la fuga dell’uomo.
Mentre la donna moriva all’ospedale Bufalini di Cesena, Delle Foglie si era già seduto davanti all’altare del Duomo di Cervia, minacciando il suicidio. «Non ha mai lasciato l’arma che non era neppure sua — sono le parole del capitano Diego Polio, uno dei negoziatori che per ore, fino alle 18.30, da trenta metri di distanza ha tentato di fargliela mollare quella pistola —. Ha raccontato che non mangiava e non dormiva da tre mesi. Che aveva fatto una cavolata, ma che la colpa era di lei che non lo lasciava nemmeno parlare».
È arrivato anche uno psicologo da Bologna, specializzato in questi casi. È entrato il vescovo di Ravenna. Ci hanno provato il procuratore capo di Ravenna Roberto Mescolini, con i sostituti Roberto Ceroni e Angela Scorza, i vertici di polizia e carabinieri. «Non fare una stupidaggine, non è un caso che sei entrato proprio in chiesa, no?». E lui: «I figli sono grandi, non hanno bisogno di me. A cosa servo? O mi uccido io o mi uccidete voi». E dopo un’ultima lunghissima pausa, quando si pensava che forse si fosse convinto a uscire, un colpo di pistola ha rotto il silenzio.
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