Sollevamenti e cedimenti, i misteri del sisma
«Nel caso di una ripresa dell’attività sismica nell’area già interessata dalla sequenza in corso, è significativa la probabilità che si attivi il segmento tra Finale Emilia e Ferrara con eventi paragonabili ai maggiori eventi registrati nella sequenza; non si può altresì escludere l’eventualità che, pur con minore probabilità , l’attività sismica si estenda in aree limitrofe a quella già attivata sino a ora». Questa affermazione della commissione Grandi rischi diffusa ieri ha posto molte domande. «Per quello che ci insegnano le statistiche storiche e le sequenze sismiche delle scorse settimane — dice Stefano Gresta, presidente dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia Ingv — non possiamo escludere che altri terremoti si possano manifestare ma arrivare a dire che esista una significativa probabilità che accada mi sembra azzardato. Non abbiamo le conoscenze scientifiche per sostenerlo».
I sismologi dell’Ingv dal primo terremoto violento del 20 maggio e in seguito hanno spiegato che l’area della Pianura Padana si era caricata di energia nelle ultime centinaia di anni e che con la prima grande scossa della magnitudo di 5.9 gradi della scala Richter e le successive altrettanto significative oltre il quinto grado, il sottosuolo si stava liberando di questa energia. Se tale processo si sia concluso del tutto nessun geofisico lo afferma; anzi, si è detto che la terra potrebbe tremare ancora per la semplice ragione che «anche se le scosse stanno riducendosi nell’area colpita — continua Gresta —, non sappiamo quanta altra energia sia ancora disponibile. Il fenomeno è complesso e non abbiamo le conoscenze di quanto sia accaduto nel sottosuolo. Perciò esistono dei limiti nel prevedere l’evoluzione del fenomeno che non vanno superati. Quindi, non riesco a capire l’affermazione della Commissione».
Il settore «Rischio sismico» della commissione Grandi rischi presieduta dal fisico Luciano Maiani e formato da 11 esperti (geotecnici, geofisici, ingegneri e un architetto), si era riunito nei giorni scorsi per esaminare i fatti accaduti in Emilia preparando un documento diffuso dalla presidenza del Consiglio dei ministri. «L’ipotesi pronunciata è forte e non si basa sui comportamenti osservati nelle scorse settimane — aggiunge il presidente dell’Ingv —. Inoltre non deriva da una valutazione dei nostri ricercatori sismologi, nessuno dei quali è rappresentato nella commissione mentre forse sarebbe opportuno. Il fatto che non si possa escludere un altro sisma non significa che esista la probabilità che avvenga. La “probabilità ” ha un significato diverso. Certo potrebbe continuare ma è impossibile dire in che modo e quando: fra giorni, settimane o mesi».
Le valutazioni espresse dalla commissione Grandi rischi hanno sorpreso non poco anche il professor Enzo Boschi, ex presidente dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia e protagonista del vigoroso rafforzamento dato all’Istituto negli ultimi decenni. «Non si possono fare previsioni del genere — sottolinea Boschi — e, se si è certi, si deve spiegare come si è arrivati a simili conclusioni. Se invece si rimane nella genericità , allora questo criterio di rischio vale per qualunque luogo della nostra Penisola e in qualsiasi momento. Io sarei più preoccupato per la zona della Sicilia o del Pollino dove si registra un’intensificazione delle scosse».
Ora i ricercatori sono impegnati nell’analisi dei dati raccolti sia a terra che nello spazio attraverso i quattro satelliti CosmoSkymed dell’Agenzia spaziale italiana Asi. «Con le mappe fornite dall’Asi — precisa Eugenio Sansosti dell’Istituto per il rilevamento elettromagnetico dell’ambiente del Cnr — abbiamo potuto stabilire che l’area coinvolta dai sismi tra Mirandola e San Felice sul Panaro dal 27 maggio a 4 giugno si è sollevata di 12 centimetri. Invece non abbiamo una precisa spiegazione dell’abbassamento del suolo di quattro centimetri avvenuto nella zona di Finale Emilia: potrebbe essere un assestamento non legato al sisma. Questi dati serviranno a elaborare dei modelli matematici finalizzati a ricostruire ciò che è successo nel sottosuolo, vale a dire il meccanismo che ha innescato il sisma».
Mentre gli scienziati seguono il fenomeno e cercano di spiegarlo con la cautela necessaria alla limitatezza delle conoscenze e dei mezzi d’indagine, al di fuori dei confini della sismologia sembra emergere un «principio di precauzione» per sfuggire alle responsabilità . Sarebbe invece indispensabile aumentare la consapevolezza di vivere in un uno dei Paesi a maggior rischio sismico impegnandoci seriamente nella prevenzione.
Related Articles
Il blocco riaccende l’emergenza rifiuti
Il centro è ancora pulito ma in periferia i cassonetti sono stracolmi. E intanto la Ue non sblocca i fondi per la raccolta differenziata
Ambiente, si blocca il parlamento ma non le trivelle
Il ministro Costa: non firmo per autorizzare nuove ricerche, se vogliono mi sfiducino. Spaccatura netta nella maggioranza: 5 Stelle per lo stop alle trivellazioni, leghisti attenti alle ragioni delle società di estrazione
Sul clima Trump trasforma orwellianamente la verità
American Psycho. Come in 1984: sostituite le parole per «diminuire» le minacce dei cambiamenti climatici