Siria, Assad respinge le accuse “A Hula massacro compiuto da mostri”
DAMASCO – Il presidente siriano Bashar al Assad pronuncia un discorso rivolto alla nazione dopo cinque mesi di silenzio, e nega ogni responsabilità del regime nell’orrore di Hula, il massacro di 108 civili fra cui 49 bambini. «Nemmeno le belve saprebbero commettere atti tanto brutali e odiosi come quelli di Hula, Kazzaz, Midan, Deir Ezzor e Aleppo. E nessuna parola in alcuna lingua saprebbe descrivere la rabbia e il dolore per quel che abbiamo visto. Mi auguro che quelle scene non restino impresse negli occhi dei bambini». Assad accusa i «terroristi», termine usato dal regime per definire in genere i ribelli armati. Nessuna novità sotto il profilo politico: sì al dialogo, ma soltanto con un’opposizione «non asservita a diktat di potenze esterne». La Siria, dice Assad, «è vittima di una guerra voluta dall’estero», e attraversa la crisi «più grave dal ritiro dei colonialisti francesi». L’opposizione scarta con scetticismo il discorso del rais e i commenti riguardo alle interferenze esterne.
L’approfondirsi della crisi siriana si riverbera nei Paesi confinanti. Ancora una volta a Tripoli, nel Nord del Libano, gli scontri fra sunniti e alawiti hanno fatto 15 morti in due giorni, e decine di feriti presi nello scambio di colpi di mortai, di lanciarazzi e di fucili automatici. Il governo ha deciso l’intervento dell’Esercito. Le forze armate possono scendere in campo soltanto con il consenso di tutte le fazioni. Mentre la situazione a Tripoli degenera, divenuta retrovia delle forze ribelli siriane, anche la Cia americana preme sul governo di Beirut perché disarmi le milizie locali.
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