by Editore | 28 Giugno 2012 9:52
BERLINO — «La situazione è seria, tutti noi partecipanti al vertice ne siamo ben consci. Dal summit dobbiamo uscire con passi decisivi, che mostrino la via giusta ai cittadini dell’Europa intera». E ancora: «Siamo contro gli eurobond. Mettere i debiti in comune, rendere più facile indebitarsi, non aiuta la crescita…e chi dice che la Germania non fa abbastanza non dimentichi che per salvare l’euro abbiamo speso o impegnato somme pari a una intera legge finanziaria tedesca. Le risorse di Berlino non sono infinite». «Il Patto di stabilità non basta più, ci vuole una vera unione economica, ed estesi poteri d’intervento europei sui bilanci nazionali». «Rischio di contagio greco? Italia e Spagna sono paesi competitivi, e hanno avviato misure serie». Ecco, in una sintesi iniziale, come il ministro degli Esteri tedesco, Guido Westerwelle, spiega la posizione di Berlino in questa intervista esclusiva a Repubblica alla vigilia del vertice Ue.
Signor ministro, su come conciliare stabilità e crescita, sul sì o il no agli eurobond, su tutto, gravi divergenze oppongono i paesi Ue, e soprattutto la Germania a governi come quello italiano e francese. Il summit allora non rischia un fallimento?
«In queste ore sono in gioco scelte decisive, strategiche, che indichino la via del futuro, per i cittadini dell’intera nostra Europa. Al vertice di Bruxelles i capi di Stato e di governo dei paesi membri dell’Unione apriranno la strada con scelte importanti, per portare avanti la risposta dell’Europa alla crisi dei debiti sovrani. Tutti, le assicuro, tutti i partecipanti sono ben coscienti della serietà della situazione. Io sono convinto che il vertice risponderà alla sfida della crisi con un chiaro mix-triade composto da tre elementi costitutivi: solidarietà , disciplina di bilancio e crescita».
Ma insisto, sugli eurobond o sul rapporto tra rigore e crescita le divergenze sono profonde, a dir poco. Come sarebbe possibile un compromesso?
«Una strategia di successo di risposta alla crisi deve secondo me riposare su tre pilastri o colonne: primo, dobbiamo trasformare il valore costitutivo della disciplina di bilancio, anche a lungo termine, in un marchio di qualità della politica europea. Secondo, dobbiamo generare più crescita economica, perché il solo risparmiare, il solo rigore, non basta. La base della crescita deve essere un miglioramento della competitività dell’Europa. Terzo, in caso d’emergenza dobbiamo essere pronti ad aiutarci l’un l’altro, reciprocamente, secondo il valore e il principio della solidarietà . Con il suo contributo agli ombrelli salva-euro il governo federale si è assunto questa responsabilità in modo esemplare. Noi però abbiamo ritenuto e riteniamo che una messa in comune dei debiti sia la soluzione sbagliata. Vogliamo combattere contro le cause della crisi, e non già rendere più facile un aumento degli indebitamenti».
Il governo tedesco chiede “più Europa”, cioè più Europa politica. Ma come è possibile farlo davanti a tante divergenze
di fondo? E gli elettori tedeschi starebbero al gioco, accetterebbero cessione di sovranità all’Europa?
«È tempo di completare con urgenza l’unione monetaria con una unione economica. A fianco della politica monetaria comune, abbiamo bisogno anche di una ragionevole governance dei bilanci sovrani e di una politica economica condotta in responsabilità comune. Purtroppo, il Patto europeo di stabilità e crescita nel passato si è rivelato essere uno strumento non sufficiente a tal fine. Dobbiamo
permettere più controlli e più poteri d’intervento dell’Unione europea. Così dobbiamo affermare e mostrare chiaramente al mondo la nostra volontà di affermazione e di identità europea nel mezzo della crisi. Soltanto così potrà tornare la fiducia degli investitori».
I leader di molti paesi europei, specie dell’Europa meridionale, ma anche il presidente francese, il presidente Obama, la presidente del Fondo monetario internazionale Christine Lagarde, o investitori internazionali, chiedono alla Germania più impegno, ricordano a Berlino che una recessione può portare al fallimento dell’euro. Come può la Germania sottrarsi a questo pressing, a questo fuoco incrociato di forti richieste?
«La parte degli ombrelli e sistemi finanziari per il salvataggio dell’euro coperti dalla Germania è già impressionante. Stiamo parlando di impegni e garanzie tedesche il cui ordine di grandezza è quello di una Legge finanziaria federale, di un anno intero di Bilancio federale. La Germania è pronta alla solidarietà . Ma anche le spalle della Germania non possono sopportare un carico illimitato. Dobbiamo trovare insieme soluzioni valide, e attraverso riforme riportare sulla via della crescita quelle economie europee afflitte da problemi».
La Grecia chiede nuovi negoziati sugli impegni da lei assunti con la Trojka nel quadro delle riforme e del risanamento. E la situazione in Grecia davvero non è incoraggiante. Secondo lei la Ue e la trojka devono accettare questa richiesta greca di nuovi negoziati, al fine di dare una chance ad Atene?
«Alle ultime elezioni, i greci hanno scelto per l’Europa e per l’euro. Adesso il processo di riforme e di modernizzazione che si era inceppato attraverso due campagne elettorali deve essere velocemente riavviato. La Trojka deve riprendere con urgenza, senza perdere tempo, il suo dialogo con il governo di Atene. E abbiamo bisogno al più presto possibile di informazioni attendibili e precise sullo stato e la misura dell’attuazione dei passi di riforma concordati in Grecia».
Quanto la preoccupano i problemi di Italia e Spagna? Cioè secondo lei c’è un pericolo di contagio dal problema greco? Dal punto di vista della Germania, non sarebbe più sicuro un euro del solo “Kern-Europa”, del solo nocciolo duro dei paesi più forti?
«Italia e Spagna sono due economie competitive, offrono prodotti richiesti dai mercati in tutto il mondo. E a Roma come a Madrid sono state avviate importanti riforme. Noi chiediamo che i fondi a disposizione dell’Unione europea vengano sbloccati e impiegati in modo molto preciso e mirato, per esempio per misure a favore dell’occupazione giovanile. Il nostro obiettivo sono soluzioni comuni in Europa e nell’eurozona. L’Europa potrà affermarsi ed essere vincente nella realtà della globalizzazione, soltanto se noi sapremo trovare risposte comuni».
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