Rio, la Green Economy sorpassa i politici
RIO DE JANEIRO — Un passo indietro della politica, un passo avanti dell’economia. Si concluderà così, oggi, la conferenza Onu Rio+20. Vent’anni fa l’Earth Summit aveva scosso le coscienze del mondo aprendo le porte alla difesa del clima, alla battaglia per la biodiversità , alla lotta contro la desertificazione. Ora il sipario cala sulla proposta di una convenzione per la difesa degli oceani e su un rafforzamento dell’agenda per la difesa della natura.
Il segretario delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, aveva avvertito: «Il tempo è la nostra risorsa scarsa ». Non è servito. Le emissioni serra continuano a crescere facendo alzare il costo degli uragani, delle siccità , delle alluvioni. Ma solo entro il 2015 si prenderanno, nel contesto di un accordo globale, nuovi impegni per la difesa del clima: fino a quel momento il mondo avrà scarsa governance ambientale. Industrie e Paesi forti approfitteranno di questo periodo di transizione per posizionarsi sul mercato verde; quando i giochi saranno fatti gli accordi suggelleranno i nuovi equilibri di forza.
Una partita per il controllo dell’economia a minor impatto ambientale che è stata rilanciata in questi giorni. La Cina ha aperto le danze con varie puntate al tavolo della Green Economy e degli aiuti ai Paesi più deboli. E’ stata la prima a rompere lo stallo mettendo 6
di dollari sul fondo per lo sviluppo delle tecnologie pulite (l’Italia è stata la seconda, altri seguiranno). Poi ha destinato 31 milioni all’adattamento climatico nelle aree economicamente depresse e 4,5 miliardi di dollari per cancellare i debiti dei paesi più poveri. Nel frattempo Pechino sta rafforzando le proprie industrie: 50 miliardi di dollari all’anno investiti sulle energie rinnovabili, 450 miliardi di dollari per un piano quinquennale sulla protezione ambientale; un milione di auto elettriche previste al 2015.
Di fronte a questa offensiva gli Stati Uniti hanno reagito rilanciando. Il segretario di Stato americano, Hillary Clinton, ha annunmilioni
ciato che oggi presenterà un nuovo meccanismo di sovvenzioni per l’energia pulita. Washington ha stanziato 2 miliardi di dollari in prestiti e garanzie bancarie per finanziare un’iniziativa Onu per interventi sull’efficienza energetica e sulle fonti rinnovabili.
E altre forze economiche sono scese in campo. Un cartello di banche di sviluppo ha messo a disposizione 175 miliardi di dollari in prestiti agevolati per il trasporto green.
Oltre 200 imprese hanno presentato ieri un elenco di impegni volontari per obiettivi ambientali e sociali. Un cartello di investitori ha stanziato 50 miliardi di dollari per migliorare l’accesso all’energia, raddoppiare la quota di rinnovabili e aumentare l’efficienza.
Per questo non tutti gli ambientalisti danno un giudizio completamente negativo sulle conseguenze del vertice. Il cartello delle Ong ha presentato un contro documento, ma Legambiente fa notare che «nonostante l’assenza di impegni concreti, la transizione verso una
green economy comincia ad avere le prime timide risposte».
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