“Ricostruiamo l’Italia con il digitale pronti 2 miliardi per lo sviluppo”
ROMA — «Cos’è l’Agenda Digitale? Pensiamo a cosa vuol dire per una famiglia coi figli a scuola acquistare 35 euro all’anno di libri scolastici in digitale contro i 350 euro da spendere coi libri di testo. Pensiamo all’acquisto di beni della pubblica amministrazione con sistemi tipo e-bay, al bando di appalti pubblici via Internet».
Quindi pensiamo al Grande Fratello?
«Non credo al Grande Fratello, ma alla wiki-crazia, ovvero all’interazione continua via Rete fra amministrazione e cittadino.
Pensiamo ancora ad avere sul cellulare una piattaforma a disposizione che segnala al comune quando per strada inciampiamo in una buca. Questa non è fantascienza, ma in certe parti del mondo, già realtà ». Francesco Profumo, ministro dell’Istruzione, dell’Università , della Ricerca e dell’Innovazione, spiega come l’Italia stia vivendo «una rivoluzione digitale che per certi aspetti ricorda quella industriale del boom economico degli anni Cinquanta».
Ministro, non c’è il rischio che tutti questi progetti, in un periodo di crisi economica, siano solo buoni propositi destinati a non trasformarsi in realtà ?
«L’Italia è pronta, e tre ministeri (oltre al mio, Sviluppo Economico e Funzione Pubblica), hanno lavorato quattro mesi per realizzare il Progetto Paese che ci ha chiesto l’Europa. La digitalizzazione infrastruturale, come avvenne negli anni 50 con l’automobile, cambierà le abitudini degli italiani. E riguarderà tutto: e-commerce, e-government, edemocracy, e-partecipation».
Ma quanti sono i soldi che il governo, in un momento di spending review, tagli ai bilanci e casse vuote, può mettere in campo per l’Agenda Digitale?
«Il governo ha stanziato per attività di ricerca industriale nel Sud 620 milioni con l’avvio dei progetti a partire da questo mese. Per il centro-Nord dal prossimo settembre saranno disponibili 400 milioni di euro per finanziare i cosiddetti progetti cluster, ovvero quelli realizzati da poli misti università , enti di ricerca e aziende piccole, medie e grandi. Da luglio, per il progetto città – intelligenti, pioveranno sulle regioni della “convergenza” (Puglia, Calabria, Campania e Sicilia) 300 milioni di euro. Da settembre, 700 milioni andranno al Centro Nord».
Può spiegare cosa andranno a finanziare tutti questi fondi?
«Finanzieranno i cosiddetti progetti smart cities and communities destinati a migliorare il traffico con la mobilità intelligente. Ad agevolare la scuola con sistemi educativi su supporto digitale, a gestire la sanità via Web con cartelle sanitarie elettroniche, a ridurre i tempi dei processi penali e civili digitalizzando la burocrazia giudiziaria, a investire nel turismo con promozioni in 3D e virtuali. E, infine, a gestire l’energia riducendo al massimo l’impatto ambientale. Va detto che oggi progetti di questo genere sono molto numerosi, però chiusi nei server delle aziende pubbliche e private che li hanno inventati. Basterebbe consentirne il ri-uso per tutta la e-community e aprirli al Web. Possono diventare piattaforme per tutti a bassissimo costo».
Voi parlate di Progetto-Paese, stanziate fondi, poi, però, nella prossima primavera si andrà al voto. Quali sono i tempi per realizzare questi ambiziosi progetti?
«Quanto ci volle perché l’automobile diventasse progetto-Paese? Per costruire grandi autostrade? Per cambiare le nostre città che venivano da una guerra? Quelli erano grandi investimenti che richiedevano enormi capitali in un Paese in crisi, ma aveva molti giovani. Oggi ci sono pochi giovani, ma l’Agenda Digitale è un progetto possibile perché non è a capital intensive, ma a capitale ridotto. I tempi saranno obbligatoriamente brevi perché l’Europa ci chiede entro il 2013 la banda larga e entro il 2020 la banda ultra larga in tutto il Paese. Non ultimo, l’Agenda comporterà risparmi enormi, dell’ordine del 15, 20 per cento».
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