Ora sarà  difficile scongiurare l’aumento Iva di ottobre

by Editore | 6 Giugno 2012 6:49

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ROMA – La situazione non lascia spazio a fraintendimenti, verità  negate, ritardi di sorta: se c’è un buco di 3,4 miliardi nelle entrate va subito detto. E così è stato fatto. Il panorama europeo, con le elezioni del 17 in Grecia, la crisi bancaria spagnola e il braccio di ferro della Merkel con gli altri partner, lascia presagire un giugno di fuoco. Lo spread, da parte nostra, è ormai a quota 450: un livello che sta pericolosamente vicino a quota 500, il livello sul quale è stata prudentemente calibrata la riserva di 80,7 miliardi che serve per pagare in tranquillità  gli interessi sul debito pubblico per quest’anno. Ma il campanello d’allarme sta nuovamente suonando tant’è che ieri sera la responsabile per il debito pubblico del Tesoro, Maria Cannata, ha sentito il bisogno di rassicurare: «I tassi all’8 per cento sono sostenibili per l’Italia».
Tuttavia non c’è da scherzare, tanto che i mercati stanno vigili: slittamento della ratifica del Fiscal compact o elezioni anticipate non piacciono. Anche se, come ha sottolineato il presidente della Corte dei Conti Giampaolino, ieri «l’efficacia delle misure di contenimento delle spese nei fatti si rilevano più stringenti di quanto sembri essere percepito dall’opinione pubblica nazionale e, soprattutto, internazionale». E ha fatto un lungo elenco di spese che sono state ridotte: spese delle amministrazioni centrali dello Stato (-6 per cento nel biennio 2010-2011); spesa primaria (4 miliardi più di quanto previsto dal Def nell’aprile scorso); redditi da lavoro dipendente (13 miliardi meno delle previsioni avanzate all’inizio della legislatura); un andamento positivo è da registrare anche per la spesa per beni e servizi che, secondo la Corte dei Conti, è calata dell’8 per cento nel triennio 2009-2011. Dunque, attenzione con la pressione fiscale: si rischia un «avvitamento» – dice la Corte dei Conti – si aumentano le tasse, si aggrava la recessione e si ricava sempre meno gettito. L’unica strada per ridurre le tasse è la lotta all’evasione.
Erano trascorsi solo pochi minuti dalle parole dell’alto magistrato contabile, pronunciate in Parlamento, che a doppia firma della Ragioneria generale dello Stato e del Dipartimento delle Finanze, le due tecnostrutture più importanti del ministero dell’Economia, è arrivato un messaggio che conferma i timori: nei primi quattro mesi di quest’anno già  mancano all’appello 3,4 miliardi che erano stati messi in preventivo dal Documento di economia e finanza varato appena il mese scorso. Un caduta del 2,9 per cento che viene spiegata soprattutto con la contrazione del gettito dell’Iva dovuta alla recessione che morde come non mai. Del resto bastava leggere i dati sulla caduta del Pil della Commissione europea di maggio che prevede una contrazione dell’1,4 per cento del Pil italiano per quest’anno e quelli dell’Fmi che indicano -1,9 per cento, per rendersi conto che la situazione è assai scivolosa: la stima del governo non è distante (indica -1,2 per cento). Anche perché a fronte di questi dati, le conseguenze sul deficit-Pil ancora non emergono con chiarezza: mentre la Commissione parla del 2 per cento e l’Fmi del 2,4 per cento, il governo è ancora fermo all’1,7 per cento.
L’effetto congiunto austerità -pressione fiscale rischia ora di produrre conseguenze ancora più negative: la soluzione sarà  con tutta probabilità , come ieri hanno detto Monti e Giarda, che la pressione fiscale non potrà  diminuire e che il previsto aumento dell’Iva di quest’autunno non potrà  essere scongiurato. Nemmeno con la spending review, che ciascuno sembra tirare dalla propria parte e i cui 4,2 miliardi sono di sempre più difficile reperibilità . Per Giarda le tasse non potranno essere ridotte a causa del sisma, Monti ha giustamente attributo le responsabilità  della situazione della finanza pubblica alle gestioni passate. Se le risorse per ridurre le tasse, come indica la Corte dei Conti, non potranno essere reperite con la lotta all’evasione (i 10-12 miliardi di cui si parla), non resta affidarsi alle parole di George Soros pronunciate al Festival dell’Economia: «Monti sta facendo un buon lavoro ma ha bisogno del supporto dell’Europa».

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