Nomine, lo sprint di Monti Nuovo presidente e dg Rai

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ROMA — Con una battuta di humor nero all’inglese Mario Monti ha riassunto in Consiglio dei ministri il senso di una giornata di svolta, sfociata nell’indicazione dei vertici Rai. «La maggiore preoccupazione del governo è il sisma in Emilia — ha detto il premier —. Ma se sbaglio le nomine ci sarà  un terremoto politico ad alto rischio…». Ben sapendo di giocarsi il tutto per tutto sparigliando i giochi e spazzando via i veti, il capo del governo ha lanciato la sfida ai partiti: «Se capiranno? Non lo so, me lo auguro. Ci siamo sforzati di fare una scelta giusta». Stufo di tattiche e traccheggiamenti, Monti ha premuto sull’acceleratore. Una prova di forza? «Mi auguro venga presa come una prova di buon governo», ha detto alle dieci di sera in conferenza stampa. L’annuncio delle nomine e di nuove regole per la governance ha preso in contropiede i partiti, che non si aspettavano il cambio di passo. La scelta di Anna Maria Tarantola alla presidenza Rai ha spiazzato tutti: un’economista in viale Mazzini? Lo hanno accusato di aver scelto degli «alieni» e il premier si è difeso. Ha scherzato: «L’aggettivo mi sfugge…». Ha aggiunto di non sapere se abbiano o meno il televisore: «Non ho mai frequentato le loro case». Poi ha spiegato di essersi fatto guidare da «criteri di competenza e neutralità  politica».
Freccero e Santoro si erano fatti avanti, ma sono stati bocciati. Il professore ringrazia per i curricula «gentilmente inviati». Li ha valutati, «certo». E se non ha premiato la «simpatica candidatura» è solo perché «non era un concorso di abilità  giornalistica». Quando arriva la domanda sui poteri forti, Monti non si sottrae: «Ne ho conosciuti alcuni in Europa e nel mondo, non ne vedo molti in Italia». E ancora, senza citare il Corriere né Confindustria: «Ho detto che ci veniva attribuita una vicinanza ai poteri forti, a un certo quotidiano e una certa organizzazione, è evidente adesso che per motivi loro non c’è più lo stesso sostegno».
Dopo qualche giorno di depressione profonda, a Palazzo Chigi c’è aria di riscossa. Un Consiglio dei ministri dopo l’altro, in una sequenza vorticosa che scandisce il colpo d’ala di Monti. L’ultimo della serie, per dire del clima, è stato convocato telefonicamente per «comunicazioni del presidente», senza nemmeno un ordine del giorno.
Il nuovo dg della Rai è Luigi Gubitosi, ex amministratore delegato di Wind Telecomunicazioni. Un «manager molto riconosciuto sul piano internazionale», lo ha presentato Monti. Il blitz sul direttore generale Rai ha scatenato la rivolta. Il Pdl è furibondo e lo conferma il senatore Alessio Butti: «Credo che dirigere la Rai significhi conoscere la differenza tra televisione e televisore». Una cosa «gravissima» e contro la legge, attacca Guido Crosetto (tesi sostenuta anche da Maurizio Gasparri). E l’ex ministro Paolo Romani parla di «ingerenza gravissima». Anche il Pd, con Vicenzo Vita e Giuseppe Giulietti, ritiene «sorprendente» l’indicazione del dg «perché a norma di legge e statuto questo compito spetta al Cda che lo designa di concerto con il Tesoro».
A dispetto dei pronostici è arrivata la nomina di Marco Pinto (e non di Andrea Montanino) come rappresentante del Tesoro nel Cda di viale Mazzini. Più scontata la scelta di Angelo Marcello Cardani, il bocconiano che Monti ha voluto alla presidenza dell’Agcom. «Le attese nomine» le ha chiamate il premier al termine della conferenza stampa sul terremoto, durante una lunga pausa del Consiglio dei ministri iniziato dopo pranzo. La riunione è ripresa alle 18.30 ed è andata avanti fino alle 21. Se l’Udc apprezza le «ottime scelte», il Pdl minaccia tempesta. «Sappia Monti che ci avvarremo del quorum dei due terzi — avvisa Maurizio Gasparri, presidente dei senatori —. Se il nome ci va bene avrà  l’ok, altrimenti no». E ancora: «Le procedure seguite non sono conformi alla legge. Grave per un rettore».
Il Pd non bloccherà  la nomina del neo-presidente in Vigilanza Rai. Da settimane sull’Aventino in attesa di una legge di riforma, Bersani sperava di non dover fare i conti con l’indicazione del presidente e tantomeno era pronto all’annuncio del direttore generale. «Sarebbe uno sgarbo istituzionale» ragionavano i democratici, dopo che il segretario al telefono aveva confermato a Monti l’indisponibilità  a votare i membri del Cda che spettano alla Vigilanza. Ma il premier ha tirato dritto, sfilando il «giocattolo» Rai dalle mani dei politici. Su proposta di Corrado Passera, infine, il governo ha designato Mario Sebastiani presidente dell’Autorità  dei Trasporti e Pasquale De Lise e Barbara Marinali come membri della stessa Autorità .


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