Nigeria, strage in cinque chiese anche bambini tra le vittime

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Il cerino nel pagliaio lo hanno gettato ieri mattina prima delle dieci: cinque bombe in altrettante chiese nello stato islamico di Kaduna, nel centro nord della Nigeria, hanno spento nel sangue e nelle lacrime le preghiere della domenica. Stravolte dal dolore, centinaia di persone hanno reagito liberando la follia delle rappresaglie, inseguendo i musulmani “sospetti” in auto e linciandoli in mezzo alla strada. Tra attacchi e vendette il bilancio ufficiale, quasi certamente incompleto, è di almeno 36 morti e più di cento feriti.
È l’ennesima festa di terrore nel Paese, straziato da una lunga guerra silente che l’anno scorso ha fatto più di 500 morti, e quest’anno minaccia di superarsi. Una guerra dichiarata dagli estremisti islamici di Boko Haram contro i cristiani che negli stati poverissimi e integralisti del Nord, ormai conquistati ovunque dalla Sharia, sono una minoranza perseguitata da continue stragi. La messa domenicale è l’obiettivo prediletto dai terroristi: l’ultima carneficina, in una serie di attacchi alle chiese del Nord, è stata domenica scorsa. E la penultima due settimane fa. Ieri però si è aperto un nuovo drammatico capitolo. Nelle strade della capitale dello stato omonimo, Kaduna, i cristiani inferociti hanno eretto posti di blocco improvvisati. Altri si sono gettati all’inseguimento delle auto guidate da musulmani lungo la strada per la capitale federale Abuja, costringendoli a uscire dalle auto e massacrandoli sul posto. Almeno una decina -a c’è chi dice venti – le vittime. Per tentare di riportare la calma il governo statale ha imposto 24 ore di coprifuoco a Kaduna, ma centinaia di giovani lo sfidano trasformandola in un vespaio impazzito. I primi due attacchi sono stati quasi contemporanei, ieri mattina prima delle dieci a Zaria, nel nord dello stato di Kaduna. Un testimone oculare ha raccontato al Vanguard che un kamikaze è esploso nella parrocchia della chiesa evangelica nel quartiere di Wusasa, massacrando la catechista e diversi bambini. Aveva sventrato la chiesa lanciandosi contro di essa sulla sua auto Honda, poi è sceso e si è fatto esplodere. Nello stesso momento, un’altra esplosione ha colpito la chiesa cattolica di Cristo Re a via Yoruba, a pochi passi da una delle più grandi scuole per reclute di tutto l’esercito federale
nigeriano. Deborah Osagie, che abita lì accanto, racconta che gli attentatori sono riusciti a uccidere quattro bambini prima di essere immobilizzati e uccisi dalla folla. Alle 10,17, la replica a un centinaio di chilometri di distanza ha devastato la chiesa pentecostale di Trikaniya a Kaduna, contro la cui cancellata di sicurezza si sono schiantate due autobomba. Infine altri due attacchi, per fortuna senza vittime. Tra le urla di disperazione e le prime sirene, è scattata una furiosa caccia all’uomo: «Rientrando a casa abbiamo visto giovani cristiani che assalivano le auto di passaggio. C’erano molti corpi sul terreno, non so se morti o feriti», racconta Rafael Gwaza. «Ho visto corpi dappertutto, uccisi per rappresaglia al posto di blocco», dice un altro testimone, Haruna Isah, sicuro di aver contato almeno venti morti. «La sistematicità  degli attentati contro i luoghi di culto cristiani nel giorno di domenica è orribile e inaccettabile, segno di un disegno assurdo di odio», protesta il portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi, chiedendo
«interventi efficaci» contro il terrorismo. Il ministro degli Esteri Giulio Terzi prova a suggerirne alcuni via Twitter: «Per frenare le violenze interreligiose, tre livelli di intervento: inserire tutele nelle costituzioni, formare sulla tolleranza, collaborazione antiterrorismo ». Sulla matrice degli attentati non ci sono dubbi: anche se fino a ieri notte non era arrivata alcuna rivendicazione ufficiale, la firma di Boko Haram è evidente. Il capo della polizia del distretto di Kaduna non dà  dettagli, ma dice di aver catturato vivo uno degli attentatori.


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