Nigeria, la strage dei cristiani kamikaze in chiesa: 4 morti
Quattro morti sono pochi, se si pensa alla violenza dell’ennesimo attacco contro i cristiani in Nigeria, anzi del doppio attacco perpetrato ieri nel centro e nel nord-est del Paese, e rivendicato in serata dai qaedisti locali, appartenenti al gruppo Boko Haram. A Jos, un terrorista s’è fatto esplodere andandosi a schiantare con la sua auto carica di tritolo contro una chiesa, che è in parte crollata per la deflagrazione. Due le vittime di questo attacco, più il terrorista stesso; quaranta i feriti. Per rappresaglia, dopo l’attentato alcuni giovani cristiani hanno lanciato bottiglie molotov contro un quartiere musulmano della città , provocando probabilmente altre vittime di cui nessuno possiede ancora il computo.
Nel depresso e poverissimo Nord-Est, nel corso del secondo attacco, sempre contro una chiesa, è morta almeno una donna. È accaduto nella città di Biu, dove uomini armati sono entrati nel luogo di culto durante la funzione religiosa e hanno aperto il fuoco contro i fedeli. Anche qui ci sono state decine di feriti, molti dei quali
gravissimi, ed è perciò verosimile che il bilancio di questo attentato peggiori nelle prossime ore.
«Siamo responsabili dell’attentato suicida contro la chiesa a Jos e anche dell’altro attacco contro un’altra chiesa a Biu», ha dichiarato un portavoce di Boko Haram a Maiduguri, spiegando che il gruppo ha lanciato questi attacchi per dimostrare l’inefficacia della repressione militare scatenata all’inizio dell’anno dalle autorità presidenziali. «Le forze di sicurezza nigeriane sbagliano quando affermano che siamo stati indeboliti», ha aggiunto il portavoce, al quale danno purtroppo ragione le atroci cronache degli ultime mesi, durante i quali non c’è stata settimana in cui questi indiavolati qaedisti
non abbiano sparso sangue facendosi esplodere davanti a chiese o caserme o scuole elementari. Lo scopo di Boko Haram — che in lingua hausa letteralmente significa “l’educazione
occidentale è peccato” — è quello di islamizzare quelle regioni settentrionali della Nigeria che sono è a maggioranza islamica e dove viene già applicata la sharia, ma che fanno
ancora parte di uno Stato federale e secolare.
Negli ultimi tre anni la follia omicida del gruppo è costato la vita a un migliaio di persone. L’ultimo attacco prima di
quello di ieri risale soltanto a domenica 3 giugno, quando un kamikaze tentò di lanciarsi con la sua auto imbottita di esplosivo contro una chiesa, e uccise quindici persone nella
città di Bauchi, dove la polizia aveva circondato il luogo di culto, già bersaglio in passato di altri sanguinosi attacchi.
La roccaforte originaria di Boko Haram, creatasi attorno alla sua principale moschea, era Maiduguri. Nel 2009, però, nel corso di una massiccia operazione militare la moschea fu interamente distrutta. Da allora, il raggio d’azione dei terroristi s’è allargato a tutto il nord del Paese, fino a toccare le regioni centrali e la capitale federale Abuja. Tutto ciò
per trasformare la Nigeria in un califfato islamico e cacciare i cristiani dal nord del Paese.
La Nigeria, che con i suoi 170 milioni di abitanti è la nazione più popolosa d’Africa, è spaccata tra il Nord sempre più povero ed emarginato, e il sud ricco per via dei proventi del petrolio e a maggioranza cristiana. Tuttavia, in un Paese che da anni registra una crescita economica del più del 7 per cento, ma dove più della metà del suo popolo vive sotto la soglia assoluta della povertà , i cristiani possono sembrare un bersaglio occasionale o quanto meno collaterale della rivolta jihadista.
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