Nayef, choc e problemi per la successione

Loading

Nayef aveva lasciato il regno il mese scorso per una «vacanza» e per eseguire alcuni esami medici. Lo scorso 3 giugno il vice ministro degli interni aveva detto che il principe ereditario godeva di buona salute e che sarebbe rientrato in patria «presto». Invece ieri è giunta improvvisa la notizia della sua morte che apre un vuoto di potere in Arabia saudita. Nayef era stato nominato nuovo principe alla corona da re Abdullah appena nove mesi fa, dopo la morte dell’ex principe alla corona Sultan bin Abdulaziz Al Saud. In base alla linea di successione, dovrebbe essere il fratello minore di Nayef, il principe Salman, attuale governatore di Riyadh, ad essere nominato nuovo principe ereditario. Si attendono le indicazioni di re Abdallah, ammesso che sia in grado di farlo. Il sovrano da tre anni combatte con varie malattie, spesso è all’estero, e Nayef di fatto già  guidava il regno. Ecco perché la sua scomparsa getta nella confusione una casa regnante che negli ultimi anni ha visto ottantenni gravemente ammalati guidare il paese con le più ingenti riserve di greggio e impegnato in una politica estera che in questi mesi si è fatta aggressiva. Il complesso sistema saudita prevede che il potere non venga ereditato di padre in figlio ma trasmesso tra i figli di re Abdul Aziz Ibn Saud, il fondatore del moderno regno dell’Arabia Saudita. La nomina di Nayef però fu molto rapida. Non venne convocato neppure il «Consiglio dell’alleanza», creato da re Abdullah nel 2006 (che riunisce 35 principi dei vari rami della dinastia reale) per dare un’immagine un po’ più moderna e democratica all’Arabia saudita; dove sono vietati i partiti politici e le associazioni non religiose, le fedi diverse dall’Islam non possono essere praticate in pubblico, la società  civile è oppressa e le donne non hanno diritti (non possono ancora guidare l’auto) e potranno votare, forse, solo tra quattro anni. La morte del principe ereditario è un colpo per gli Stati Uniti che in Nayef avevano un alleato di ferro, in grado di convincere re Abdallah a firmare senza indugio un favoloso accordo per la vendita di armi americane a Riyadh per 60 miliardi di dollari. Naye f era anche un ultraconservatore, oppositore delle timide aperture fatte dal re negli anni passati e ritenuto molto vicino al potente clero wahabita (una delle correnti islamiche più rigide) che controlla la società  saudita. Il principe ereditario scomparso era inoltre un nemico accanito della «primavera araba» che vedeva come un veicolo per l’esportazione di «instabilità » e di sciismo iraniano. Per questo, nella primavera 2011, aveva diretto a distanza l’intervento delle speciali saudite (conosciute come “le Aquile di Nayef”) contro i dimostranti prodemocrazia che da settimane occupavano Piazza della Perla a Manama, nel vicino Bahrain, dove da tempo è in corso una rivolta contro re Hamad bin Isa al Khalifa. Una protesta che i sauditi considerano una «manovra di Tehran per destabilizzare le monarchie sunnite del Golfo». Nayef aveva fatto sentire la sua forte influenza anche nello Yemen, per assicurare la transizione dei poteri dall’alleato Ali Abdallah Saleh, contestato dalla popolazione, a «nuovi leader» ugualmente garanti degli interessi sauditi. Il principe Nayef faceva parte dei Sudairi, ossia i sette dei 53 figli avuti da Abdel Aziz ibn Saud, generati dalla moglie «favorita», la principessa Sudairi. Secondo l’opinione di molti in Medio Oriente, i Sudairi sono la più ricca «organizzazione politica» del mondo, un clan ben strutturato che lavora per i propri interessi in Arabia saudita, nella regione mediorientale e nel resto del pianeta. Braccio esecutivo dei Sudairi è stato per anni il principe Bandar (il figlio di Sultan), ambasciatore negli Stati Uniti dal 1983 al 2005 e amico dei presidenti Bush, padre e figlio. Oltre alla più che probabile nomina di Salman a principe ereditario, è possibile che diventi nuovo ministro dell’interno proprio il figlio di Nayef, Mohammed, gradito a Washington per il pugno di ferro che usa con i qaedisti, veri e presunti.


Related Articles

Viking. I migranti sbarcano a Lampedusa grazie ai primi accordi UE

Loading

Lo sbarco in serata, ma il sindaco Martello protesta: «Accoglienti si, cretini no». Le ong: «Sollievo per la soluzione, ma servono canali legali»

Le proteste a Belgrado sfociano nell’assalto al Parlamento, 71 arresti

Loading

Serbia. La situazione sanitaria continua a essere allarmante: ieri 345 nuovi casi e 12 decessi

Gli arrabbiati ungheresi di Jobbik «Eredi di Attila» contro gay e rom

Loading

Jobbik è ormai radicato nel panorama politico danubiano. Votato da 1 ungherese su 5 alle elezioni d’aprile, è il più forte partito dell’ultradestra nell’Europa centrale e orientale

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment