Muore un operaio all’Ilva, la fabbrica va avanti
NOVI LIGURE — Al reparto Spedizioni dell’Ilva si accede attraverso varchi larghi come caselli autostradali. Pasquale La Rocca, 31 anni, caporeparto venuto dal sud per un futuro migliore, è morto nel padiglione dietro quella barriera: schiacciato dal muletto che stava manovrando su una specie di scivolo senza protezioni. Erano le 20 e 20 di giovedì, meno di due ore all’inizio del terzo e ultimo turno che comincia alle 22 e si conclude alle sei. «Lo hanno coperto con un lenzuolo ma la produzione non si è fermata, c’erano tre autocarri da caricare», accusano alcuni operai. Antonello Dell’Omo, segretario della Uilm di Alessandria, che giovedì sera è corso davanti alla fabbrica di Novi Ligure aggiunge: «C’erano molti operai indignati per il comportamento inumano dell’azienda che non ha fermato la lavorazione nei diversi reparti nonostante la morte di un loro compagno».
I vertici dell’azienda smentiscono e la vicenda si trasforma in un piccolo giallo. «Di certo i capireparto del turno delle 22 sono entrati, nonostante poco prima un loro collega fosse morto in quel modo orribile – ricorda
Mirko, spedizioniere – noi del reparto ci siamo fermati subito appena si è rovesciato il muletto. Abbiamo cercato di aiutare Pasquale spostando il carrello con un carro ponte ma per lui non c’era più niente da fare…». E Massimiliano Repetto della Rsu sottolinea: «Appresa la notizia abbiamo dichiarato immediatamente lo sciopero, ho attraversato tutti i reparti e non c’era traccia di attività ». Moreno Vacchina, anche lui della Rsu, precisa: «Lo stabilimento occupa un’area di oltre un milione e trecentocinquantamila metri quadri, è possibile che nei reparti più lontani si sia continuato a lavorare non sapendo quello che era accaduto a Pasquale ». In realtà si è lavorato anche nel reparto spedizioni. «Perché c’erano tre camion mezzi pieni – spiega Claudio, un altro spedizioniere – e i mezzi non posso uscire in quelle condizioni: possono lasciare il padiglione con il carico o vuoti e per forza di cose si è dovuto completare il caricamento… ». Nel frattempo però la notizia che, nonostante la morte di un operaio, all’Ilva la produzione era continuata come se niente fosse aveva fatto il giro d’Italia originando interpellanze parlamentari e non solo. «L’azienda ci ha confessato che quattro commesse già praticamente acquisite sono state bloccate dopo che i tg hanno dato la notizia» rivela un sindacalista. Ieri gli operai (600 in tutto, gli altri 200 dipendenti sono impiegati) hanno incrociato le braccia sino alle 22, riprendendo il lavoro solo per l’ultimo turno. E tutte le fabbriche della provincia di Alessandria hanno scioperato per un’ora.
Sulla morte di Pasquale La Rocca che lascia la moglie e un figlio di appena 14 mesi la Procura di Alessandria e i carabinieri hanno aperto un’inchiesta che dovrà stabilire se le misure di sicurezza
sono state rispettate. Resta il mistero del perché i vertici non abbiamo bloccato immediatamente la produzione appena appresa la tragedia nel reparto spedizioni. «Impossibile che il direttore dello
stabilimento non abbia saputo in tempo reale della morte del nostro compagno – dice un operaio – sa sempre tutto, anche del minimo calo di corrente». A difendere l’azienda però sono gli stessi rappresentanti
Rsu. «L’azienda non è tenuta a sospendere la produzione se non esclusivamente nel reparto dove è avvenuto l’incidente. Anche se bloccare i lavori sarebbe stato un bel gesto». Che
avrebbe potuto far dimenticare probabilmente la condanna della direzione dello stabilimento per la morte di un operaio nel reparto di “decapaggio” nel 2004.
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