Mps, i prestiti dal Tesoro salgono a 3 miliardi
MILANO — Le trattative con Tesoro e Banca d’Italia sono andate a segno e un nuovo prestito pubblico da circa 3 miliardi sta per essere liberato a favore del Monte dei Paschi: 1,9 miliardi in rifinanziamento dei Tremonti bond avuti nel 2009, il resto in nuove obbligazioni per accrescere il patrimonio primario (common equity) al 9% entro giugno.
L’Eba aveva chiesto un rafforzamento da 3,2 miliardi ai senesi, che però tra conversioni di titoli e cessioni ne hanno raccolti circa 2,2. Di qui il ricorso a nuovi aiuti pubblici, e alla contestuale riscrittura delle clausole del prestito contratto tre anni fa, e che attualmente paga l’8,5% l’anno. Nelle peggiorate condizioni di mercato e rischio, il tasso del nuovo prestito potrebbe avvicinarsi al 10%, comunque meno costoso dell’ipotesi di un Co.co bond (convertibile in azioni quando il patrimonio scende a certe soglie), che inoltre per essere computabile a capitale necessitava di vincoli che lo rendono poco attraente per gli specialisti. Non per caso finora in Europa tutti i titoli ibridi di capitale bancario sono stati sottoscritti dagli Stati, non dal mercato.
Con un ritardo di 24 ore, dovuto alla rifinitura dei dettagli, oggi a Siena potranno quindi svolgersi l’esecutivo e il cda dell’antica banca, messa alle strette dalla crisi e dalle “cure” dell’Autorità londinese, che forse nel medio termine la renderanno più solida, ma nel breve mettono a dura prova la tenuta del titolo (-7% ieri, tra i peggiori in una seduta critica; -50% in tre mesi), del management e della fondazione azionista, già scesa dal 51% al 36% e senza fondi per ricapitalizzare ancora. «Questo lo vedremo», ha detto ieri Vittorio Grilli, vice ministro a via XX settembre, a chi chiedeva conto di un secondo Tremonti bond. Ma la risposta sibillina pare da collegare alle fughe di notizie sui giornali dei giorni scorsi, non a un ostracismo del governo verso l’istituto, peraltro poco pensabile nella fase drammatica che vive il settore creditizio.
Se il prestito pubblico in erogazione dal Tesoro avesse un tasso complessivo del 10%, costerebbe circa 300 milioni l’anno al Monte, prendendosi una buona fetta di utili (l’anno scorso, prima di svalutazioni miliardarie di avviamenti, il risultato operativo netto
del gruppo è stato 540 milioni). Tuttavia non c’era alternativa, per il veto dell’ente locale senese a ricapitalizzare, e la chiusura di fatto dei mercati dei capitali e delle cessioni, dove da un semestre Siena bussa senza trovare ristoro. Il prestito, inoltre, pone le basi per la sua restituzione, che difficilmente potrà avvenire senza un analogo aumento di capitale Mps in tre-cinque anni, con tutti gli effetti sulla stabilità dell’azionariato.
Il piano industriale 2012-2015 conterrà altre misure importanti, come la cessione del 60% di Biverbanca a Cassa di Asti, in cambio di circa 200 milioni e il non trascurabile trasloco di 700 dipendenti da Siena. Per quelli che rimangono, circa 30mila, non sono previsti tagli, ma un robusto piano di riduzione dei costi sì. Potrebbero essere introdotti i contratti di solidarietà , con riduzione degli stipendi per tutti, oltre che misure di contenimento di integrativi e redditi medio-alti. Il presidente Alessandro Profumo, che ha rinunciato al compenso (tranne il gettone di presenza in cda) già ha dato l’esempio. E ieri nel palazzo comunale, Profumo presente, vi si è intonato il “drappellone” del Palio in programma lunedì, in cui campeggia un saio realizzato con grigia lana grezza. Omaggio a Francesco d’Assisi, il santo poverello.
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