Milano, strappo di Pisapia sull’Expo 2015
MILANO — Annuncio a sorpresa, ieri, del sindaco di Milano davanti alle assise annuali di Assolombarda. «Rimetto il mandato di commissario straordinario di Expo», ha detto Giuliano Pisapia, spiazzando imprenditori e rappresentanti di istituzioni e enti locali, seduti in prima fila.
Non c’è pace lungo il cammino dell’esposizione universale che si terrà a Milano nel 2015. La lettera con le dimissioni del primo cittadino di Milano è partita venerdì scorso all’indirizzo di Palazzo Chigi. Ieri l’annuncio pubblico ha messo in fibrillazione il governo. Mario Monti ha risposto in serata con una nota. Prima di tutto auspicando un «ripensamento» da parte del primo cittadino di Milano. Ma nello stesso tempo negando la possibilità di derogare al patto di stabilità per 130 milioni l’anno di qui al 2015. Pisapia ritirerà le dimissioni? Nella tarda serata di ieri non era ancora dato sapere.
«Il governo ha sempre confermato gli impegni assunti e le spese previste dal bilancio dello Stato», ha sottolineato il presidente del Consiglio. Ma la questione non si esaurisce con il capitolo «risorse». Nel suo intervento di ieri mattina davanti alle assise di Assolombarda, l’associazione degli imprenditori milanesi iscritti a Confindustria, il sindaco-commissario aveva posto anche un problema di governance. «Questo mio passo vuole essere una spinta a una reale e concreta partecipazione del governo nazionale, a una non solo formale assunzione di responsabilità da parte di chi ci governa. È fondamentale che ci sia chi, per conto del governo, si dedichi a tempo pieno a questo progetto», aveva spiegato Pisapia, tirando in ballo Palazzo Chigi.
Su questo punto la risposta di Monti è arrivata con la costituzione, presso la presidenza del Consiglio dei ministri, di un tavolo di coordinamento composto dallo stesso Monti, dal viceministro Vittorio Grilli, dal viceministro Mario Ciaccia, dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Paolo Peluffo e dal sottosegretario agli Esteri Marta Dassù. I commissari Pisapia e Formigoni, però, non sono sollevati dalle loro responsabilità . «L’azione di coordinamento del tavolo potrà essere utile quanto più forte sarà l’impegno operativo a livello territoriale da parte degli enti incaricati, veri protagonisti del successo dell’iniziativa», precisa la nota del governo.
Ieri la determinazione del sindaco a fare un passo indietro su Expo ha spiazzato tutti. Alcuni deputati del Pd, tra cui Vinicio Peluffo, hanno chiesto al sindaco di ritirare le dimissioni. Dal canto suo il presidente della Lombardia, Roberto Formigoni, anche lui commissario (generale) della manifestazione, dopo aver condiviso nella prima mattinata l’esigenza di uno scrollone («ha ragione Pisapia a dire che il governo nazionale deve uscire dall’ambiguità ») a fine serata esprimeva perplessità sul finale di partita. «Da una parte il governo mantiene gli impegni assunti dice che non si può fare di più — tira le somme Formigoni —. Dall’altra nega la deroga al patto di stabilità per un importo annuale pari a 130 milioni di euro, come da noi richiesto per il periodo 2012-2015 ». «A questo punto — conclude Formigoni — è con preoccupazione che domani (oggi per chi legge, ndr) parteciperò all’assemblea generale del Bie a Parigi».
Per finire, merita attenzione la platea scelta dal sindaco per annunciare il suo passo indietro. Pisapia si è rivolto direttamente agli imprenditori milanesi. In qualche modo rassicurandoli: «Voglio sollevare dei problemi per superarli. Il mio non è certo un atto di disfattismo».
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