Ma Zuckerberg vuole essere il nuovo Steve Jobs

by Editore | 11 Giugno 2012 7:38

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Essere su Facebook non va più di moda? Si, la “coolness” di Facebook non è più quella di una volta, i ragazzi non fanno a gara per essere nel network e il marchio non “brilla” più come nei mesi precedenti alla quotazione in borsa.
Ma attenzione a non fare confusione. Essere “uncool”, andare fuori moda, non essere più chi stabilisce il ritmo della danza, non vuol dire necessariamente che Facebook abbia iniziato il suo declino come azienda. Pensate a Microsoft e a come abbia sperperato la sua “coolness” negli anni Ottanta, diventando “istituzione”. Ebbene, la mancanza di freschezza del marchio non ha nuociuto agli straordinari guadagni dell’azienda di Bill Gates, che ancora oggi, in maniera completamente “uncool”, detiene l’85 per cento del mercato dei sistemi operativi dei computer con il suo Windows.
Ma, come è giusto sottolineare, per Facebook la “coolness” è stata un elemento determinante nel suo successo e perderla vorrebbe dire molto. Che il rischio della quotazione fosse questo era chiaro a tutti, a Zuckerberg per primo, ma la partita che Facebook sta giocando è esattamente questa, restare “cool” ed essere amati da Wall Street. La felpa indossata il giorno della quotazione stava a significare esattamente questo, il panino di McDonald mangiato sulla scalinata di Trinità  dei Monti con la moglie in luna di miele voleva comunicare esattamente questo. Zuckerberg vuole provare a fare quello che, prima di lui, è riuscito a fare solo Steve Jobs, continuare a essere un alternativo che stabilisce regole nuove e al tempo stesso un miliardario in cima al mondo.
Certo, Facebook ha fatto di tutto per diventare meno piacevole agli occhi dei suoi utenti: ha raccolto molti, troppi dati personali, ha chiesto democraticamente di poterli usare, ma ha anche confessato che quei dati sono fondamentali per la sua sopravvivenza. E soprattutto non è più, davvero, una faccenda di ragazzi, perché per arrivare ai suoi ottocentocinquanta milioni di utenti, ha arruolato centinaia di milioni di adulti e questo lo ha trasformato
in qualcosa di ovviamente “uncool”. Ma allo stesso tempo, con oculatezza, ha da poco acquistato uno dei servizi più in voga del momento, Instagram, iniziando l’integrazione con il proprio sistema. Un colpo al cerchio e uno alla botte, sapendo che entrambe le cose, la “coolness” e la popolarità , sono fondamentali per mantenere alto il marchio. E poi, diciamocelo, sono in tanti a sperare che Facebook diventi antipatica a tutti. Era il 2009 quando il settimanale più importante del mondo pubblicitario americano,
AdWeek,
titolava “Facebook sta diventando “uncool” per chi ha tra i 18 e i 24 anni”. E nel 2010 i grandi giornali annunciavano la “fuga” da Facebook di molti utenti. E nel 2011 in tanti hanno provato a predire il declino del social network, sull’onda del film di David Fincher che dipingeva Zuckerberg in maniera tutt’altro che positiva. Ma nessuno di quei titoli era vero e Facebook ha continuato a crescere. Sarà  anche vero che per molti Facebook ha perso lo smalto che aveva, ma quei “molti” non sono abbastanza, almeno fino ad oggi. È ancora più facile trovare nuovi amici su Facebook che nel proprio condominio. E ci sono legioni di ragazzini ancora non entrati nell’adolescenza che non vedono l’ora di poter fare come i loro fratelli maggiori, o come i genitori, e avere un account sul social network più popolato del mondo.
No, non sarà  la mancanza di “simpatia” a far iniziare il declino di Facebook. Più importanti saranno l’evoluzione della comunicazione mobile e quella della pubblicità , le vere sfide che Zuckerberg e i suoi dovranno affrontare di qui a breve. E la sicurezza, il perfetto funzionamento del “walled garden” di Facebook, senza porno, senza posta indesiderata, senza disturbatori, dove ognuno di noi lascia pezzi di memoria, di vita, fotografie, pensieri, attimi, in una
timelineche
vogliamo sia accessibile soltanto a quelli cui consentiamo l’accesso, una “seconda Internet” dove non regna il caos e dove la gestione della privacy resti nostra. Se Zuckerberg ci riuscirà , lascerà  volentieri la “coolness” a qualcun
altro.

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