«Quindici anni per rendere sicura l’Italia»

by Editore | 1 Giugno 2012 8:06

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ROMA — Corrado Clini, ministro dell’Ambiente, non promette la luna: «Ci vorranno almeno quindici anni e quarantuno miliardi di euro per realizzare un piano nazionale per la difesa del territorio. Il 60 per cento di questi soldi verranno da finanziamenti privati». 
Le macerie dell’ultimo terremoto sono ancora tutte calde e al ministro Clini tocca anche smentire una notizia che per giorni, in questa difficile settimana, era rimbalzata sul web, di sito in sito, passata di bocca in bocca. «È assurdo pensare che l’evento sismico dell’Emilia sia dovuto al deposito di stoccaggio di gas metano a San Felice sul Panaro. Per quel deposito il ministero dell’Ambiente aveva dato valutazione positiva solamente per uno studio di fattibilità , non una valutazione positiva per la realizzazione di questo stoccaggio». Certo, fosse stato realizzato quel deposito di gas metano proprio nell’epicentro del sisma sarebbe stato tutto molto diverso. «Voglio rivedere l’istruttoria di quel progetto», spiega il ministro Clini. E spiega: «È evidente che la situazione è molto più critica di quanto non fosse prima». È evidente che c’è più di qualcosa da rivedere, non soltanto nel deposito di San Felice sul Panaro. 
Dice ancora Clini: «L’attuale mappa sismica non è una misura di prevenzione adeguata, come ci siamo potuti accorgere con quest’ultimo terremoto. Questa mappa è basata su una serie di eventi storici, ma evidentemente non fa fede. Dobbiamo attrezzarci a resistere alle sollecitazione estreme, deve essere questo il nostro standard di prevenzione». 
Le macerie sono ancora tutte fumanti. Giovedì prossimo, il 7 giugno, sarà  il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ad andare a visitare i luoghi devastati dal sisma. «Ho avuto una cordiale telefonata con il presidente Napolitano che si è informato su come procedono gli interventi legati all’emergenza del terremoto», ha detto Vasco Errani, governatore dell’Emilia Romagna, confermando la notizia della visita del capo dello Stato. 
Certo una cosa è chiara: per mettere in sesto il nostro Paese bisogna rimboccarsi le maniche. Quindici anni di tempo e quarantuno miliardi di euro, ha detto il ministro Clini in un’intervista a Famiglia Cristiana, serviranno per realizzare un piano nazionale basato sulla manutenzione degli assetti naturali e sulla revisione degli usi. Spiega ancora Corrado Clini: «Bisogna pulire gli alvei dei torrenti e dei fiumi. Gli argini devono essere aggiustati oppure costruiti ex novo, i boschi devono essere curati. Dobbiamo renderci conto che la difesa del territorio è un’infrastruttura necessaria allo sviluppo, come lo sono le ferrovie veloci, i porti efficienti, gli scali aerei all’avanguardia». 
Bisogna rimboccarsi le maniche. «E puntare sul patrimonio dei nostri giovani» ha detto il ministro dell’Ambiente che ieri era alla Luiss a Roma ad un evento voluto dallo stesso ministero insieme ad Italia Camp. Coinvolte quaranta università  italiane, quaranta aziende e presentati sessanta progetti tutti realizzati da giovanissimi professionisti. L’architetto Claudia Sgandurra, una laurea in tasca da appena due anni, ha presentato il progetto di un database con i profili professionali e i progetti di giovani architetti, ingegneri, geometri, restauratori a disposizione per opere di ricostruzione dei territori colpiti dalle calamità  naturali. Gaetano Maccaferri ha subito mostrato interesse: è il vicepresidente di Confindustria con delega alle Politiche regionali ma, soprattutto, presidente della Confindustria Emilia Romagna.

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