«Pronti a lavorare anche con i radicali della Gauche»

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PARIGI — Signor Lang, è contento?
«Sono molto soddisfatto, sia per il mio risultato personale sia per quello del Partito socialista. I francesi hanno parlato e hanno ribadito di volere la sinistra al governo. La vittoria alle Presidenziali non è stata certo un caso. Ora dobbiamo realizzare quel che abbiamo promesso». 
Jack Lang, grande ministro della Cultura di Franà§ois Mitterrand, a 72 anni si è rimesso in gioco presentandosi nella II circoscrizione dei Vosgi dove è nato (a Mirecourt, cinquemila abitanti). Ieri sera i primi risultati lo davano nettamente in testa davanti al deputato uscente Gérard Cherpion (Ump), in grado quindi di strappare alla destra un suo feudo tradizionale.
A che cosa dovete questa vittoria, lei e il Partito socialista?
«Per quanto riguarda me, ho condotto una campagna molto intensa, quattro mesi di contatto diretto con i cittadini. Non era affatto scontato arrivare in testa perché questa circoscrizione appartiene all’Ump da dieci anni, e qui al primo turno delle Presidenziali Marine Le Pen era arrivata al primo posto (al secondo turno è giunto primo, sia pure di misura, Sarkozy davanti a Hollande, ndr). Secondo i sondaggi domenica prossima dovrei riuscire a vincere anche al secondo turno e conquistare il seggio. Più in generale, è molto importante assicurare al presidente una maggioranza parlamentare e un governo con la forza e la convinzione di mettere in pratica le sue riforme. La coabitazione, in questo momento così delicato, anche da un punto di vista internazionale, per la Francia sarebbe stata un disastro». 
L’affermazione alle Legislative è merito anche dell’effetto di trascinamento di Hollande?
«Senza dubbio, il presidente ha cominciato benissimo il suo quinquennio. È una persona seria, ispira fiducia. Quanto a me, mi piace pensare che la mia personalità  abbia contato. I cittadini ormai mi conoscono, sanno che posso garantire una certa efficacia quando esercito delle responsabilità . E ho cercato di parlare dei problemi concreti».
Quali sono i temi su cui ha puntato di più?
«Questa è una zona dove le delocalizzazioni hanno fatto disastri, aumentando la disoccupazione e snaturando il territorio. I cittadini si sono sentiti abbandonati dallo Stato, quando le aziende chiudevano le fabbriche e spostavano la produzione a migliaia di chilometri da qui. Nei Vosgi, come nel resto della Francia, gli elettori pensano oggi che la sinistra possa proteggerli meglio. Penso che il mio risultato rappresenti bene quel che propone il Partito socialista, e quel che si aspettano i francesi». 
Su scala nazionale come vi muoverete adesso?
«Abbiamo già  stretto un’alleanza elettorale con gli ecologisti, e non vedo problemi a collaborare con il Front de Gauche di Mélenchon, se necessario. Ma è logico che una maggioranza già  ai socialisti da soli renderebbe le cose più facili. Comunque la vittoria è della sinistra, questo è l’importante».
In vista del secondo turno la destra potrebbe rompere il «cordone sanitario» eretto da decenni contro il Front National?
«Non lo so, non sta a me fare previsioni, certo mi pare che nell’Ump crescano le voci di quanti sono tentati da un’alleanza con l’estrema destra rinnovata, almeno apparentemente, di Marine Le Pen. Penso che entro domenica prossima ci saranno forse accordi alla luce del sole, e sicuramente patti sotto banco tra Ump e Front National».
Ségolène Royal non fa mistero di puntare alla presidenza dell’Assemblea nazionale, ma ci sono voci che la riguardano. Quel posto interessa anche a lei?
«È troppo presto per dirlo, aspettiamo domenica prossima e i risultati finali. Sarà  una decisione collettiva, ci penseremo. Comunque, perché no?».


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