by Editore | 5 Giugno 2012 6:39
Anche quindici giorni in questa drammatica congiuntura economica e psicologica sembrano essere assolutamente decisivi per la vita o la morte di un’azienda. Ma la spinta che viene dal basso per riprendere il lavoro deve fare i conti con i rischi che si corrono e diventa quindi decisivo il tema della responsabilità . Ci vuole un soggetto che convalidi-autorizzi le condizioni del rientro degli operai in fabbrica. Oggi non c’è e non si può pensare di affidare a singoli consulenti una decisione così difficile.
Per evitare poi che il numero delle aziende che vanno fuori mercato sia eccessivo, è necessario usare la capacità produttiva degli impianti locali come un vaso comunicante. Se ci sono, ad esempio, sul territorio modenese aziende della ceramica che possono produrre conto terzi ed evitare che altri imprenditori chiudano, è compito della rappresentanza d’impresa rendere possibile questo piccolo miracolo di collaborazione tra concorrenti. Culturalmente gli imprenditori modenesi sono attrezzati per farlo, occorre solo vedere se i trasferimenti di produzione siano realizzabili solo nel settore della ceramica o anche nella meccanica e nell’agroalimentare.
Per quanto riguarda il distretto gioiello di Mirandola (biomedicale) vanno prese decisioni urgenti. Le multinazionali presenti in zona stanno accentuando il loro pressing e sembrano disponibili a trasferire le lavorazioni in altri Paesi. Bisogna trovare un’area limitrofa nel Modenese o nel Bolognese per traslocare il distretto e non togliere all’Emilia (ma a questo punto all’Italia) un polo di assoluta eccellenza mondiale. In questo caso i tempi sono veramente stretti ma il trasferimento sarebbe largamente accettato e ci sono le condizioni per realizzare, nel caso, nuove sinergie con le università emiliane e i tecnopoli voluti dalla Regione.
Un altro capitolo urgente riguarda il rapporto con le banche nazionali e di territorio. Le misure che possono essere negoziate sono numerose ma siccome stiamo parlando di una delle zone più ricche e laboriose del Paese è interesse dello stesso mondo del credito evitare quella che gli industriali modenesi chiamano «desertificazione». Serve quindi aprire una discussione e sarebbe importante che le grandi banche mettessero in campo professionalità non solo locali perché si tratta di trovare soluzioni innovative che possono però arricchire la (stanca) relazione tra imprese e credito. Dagli industriali emiliani arrivano anche, come è naturale che sia, molte richieste al governo e vanno dalla richiesta di sbloccare i pagamenti della pubblica amministrazione alle aziende del biomedicale alla creazione di una sorta di zona franca fino al coinvolgimento della Cassa depositi e prestiti. Si tratta in questo caso di individuare quali siano gli strumenti più efficaci e allo stesso sostenibili per la disastrata finanza pubblica. Tutto non si potrà avere.
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