«Meno ferie, sale il Pil». Coro di no a Polillo

by Editore | 19 Giugno 2012 6:59

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ROMA — Stavolta non c’è nessuna precisazione a stretto giro, come per la tassa su cani e gatti («era una battuta»). Stavolta il sottosegretario all’Economia Gianfranco Polillo non corregge il tiro ma approfondisce l’analisi, perché la proposta la medita da tempo e in fondo non è nemmeno così nuova: «Se rinunciamo ad una settimana di vacanza — dice nella pausa di un convegno — avremmo un impatto immediato sul prodotto interno lordo di circa un punto». E mentre le agenzie infilano le reazioni negative alle sue parole, eccolo qui che spiega il ragionamento in termini economici: «Stiamo vivendo al di sopra delle nostre possibilità  perché per sostenere i nostri consumi abbiamo bisogno di prestiti esteri per 50 miliardi di euro l’anno». Una forbice che costa in termini di interessi e che può essere chiusa in due modi: «O riducendo la domanda interna, ma vorrebbe dire distruggere il Paese, oppure aumentando il nostro potenziale produttivo. E per far questo nel brevissimo periodo l’unico modo è lavorare di più a parità  di salario».
I primi a reagire sono i sindacati. La Cgil parla di «uscita confusa e non particolarmente geniale», la Uil dice che la «strada maestra è ridurre le tasse sul lavoro», la Cisl gli risponde che «cominciasse lui a dare l’esempio». Ma Polillo si accende un’altra sigaretta e non si scompone: «Sarei sorpreso se avessero detto il contrario. Vi assicuro che in camera caritatis diversi sindacalisti sono disposti a ragionare su questo tema. Del resto l’Istat ci dice che lavoriamo in media nove mesi l’anno. Troppo pochi, non crede?».
Nemmeno dalla politica gli arriva una sponda. «Consiglio agli esponenti del governo — commenta per il Pd Rosy Bindi — di fare meno dichiarazioni e più proposte organiche». L’Italia dei valori ci va giù pesante: «Al governo è sprecato, Polillo è un talento da avanspettacolo». E non lo sostiene nemmeno il Pdl, il partito per il quale è stato consigliere economico prima di entrare al governo. Forse perché chiedere di lavorare di più a parità  di stipendio non è certo un tema popolare. La proposta di Polillo riprende la cosiddetta manovra di Ferragosto, il decreto legge approvato dal governo Berlusconi nel periodo più nero della crisi. Allora, sempre per far aumentare la produttività , si volevano spostare al weekend tutte le festività  che cadevano in mezzo alla settimana in modo da eliminare i ponti. Ma l’idea è stata smontata pezzo pezzo e anche una parte del governo aveva fatto marcia indietro sostenendo che tagliare i ponti avrebbe messo in ginocchio l’industria del turismo con il risultato di far scendere il Pil invece che salire. Proprio per questo il sottosegretario Polillo riprende quell’idea in modo diverso: non cancellare i ponti ma chiedere una settimana di lavoro in più. Con accordi da firmare nelle aziende che hanno mercato, usando i contratti aziendali. «Dobbiamo fare come in Germania — dice il sottosegretario — prendendo l’impegno di ridare i soldi ai lavoratori una volta ripartito il sistema». Nemmeno questo convince sindacati o partiti. Intanto però le sue parole fanno il giro del mondo. Scrive l’agenzia France presse: «Un membre du gouvernement de Mario Monti a proposé…».

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