L’Italia informatica (e social): ecco l’autostrada su cui corre Grillo

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MILANO — La diffusione di Internet e dei social network è uno dei motori che spingono la macchina di Beppe Grillo e del Movimento 5 Stelle. Fra la penetrazione del digitale e la crescita del nuovo partito (o antipartito) la corrispondenza appare stretta. Il dato, emerso come ipotesi nei commenti ai risultati elettorali, viene ora documentato con precisione da un’inchiesta del Corriere della Sera basata su una ricerca della società  di analisi Between.
Partiamo da quattro indicatori chiave della Società  dell’Informazione e dal loro andamento negli ultimi sette anni. Dal 2005 a oggi, in Italia, gli utenti di banda larga su telefono fisso sono passati dal 14% nel 2005 al 37% della popolazione; i possessori di smartphone da zero al 51%; gli utenti di Internet, il 30% sette anni fa, sono oggi il 55%; infine il popolo dei social network come Facebook e Twitter è passato da zero al 50%. Quest’ultimo, in particolare, ha fatto un grande balzo tra il 2008 e il 2009 (dal 10% al 34%).
Questo il grafico nazionale. I dati diventano ancor più interessanti se disaggregati per regione. In generale emerge una distanza notevole tra Centro-Nord e Sud. Soprattutto, nell’uso della Rete e dei social network. Gli utenti di Internet sono oltre il 50% nel Centro-Nord, con punte del 59% in Lombardia e in Trentino-Alto Adige, mentre arrivano al massimo al 45% (con record negativi in Puglia e Basilicata del 41-42%) nel Mezzogiorno. I fan di Facebook e Twitter sono geograficamente distribuiti allo stesso modo, ma con una percentuale particolarmente alta in Lombardia e Lazio.
In questo panorama la Sardegna fa un po’ storia a sé: da un lato l’isola appartiene a pieno titolo al Sud, nei pregi e nei difetti, dall’altro se ne discosta per essere stata culla dell’innovazione digitale: qui, nel 1993, è nato il primo Internet provider italiano (Video on Line di Nicky Grauso, poi ceduto a Telecom Italia); qui è nata Tiscali di Renato Soru, sintesi vivente del binomio tecnologia-politica.
Se ora sovrapponiamo alla carta tecnologica la mappa del Movimento 5 Stelle, ci accorgiamo che il grillismo si è propagato soprattutto nell’Italia digitale. La nuova formazione ha ricevuto l’impulso più forte nelle regioni del Nord, dove la crescita del web sociale è stata più impetuosa. A parte Genova, città  natale dell’ex comico e del suo movimento (13,86%), ricordiamo La Spezia (10,7%), Belluno (10,38%), Pistoia (10,2%), Piacenza (9,82%), la roccaforte leghista di Verona (9,35%), Bologna (9,5%), Ravenna (9,83%), Rimini (11,32%), per non dire di Parma, dove il movimento ha espresso un sindaco, e di Emilia-Romagna e Piemonte, dove ha esponenti in Consiglio regionale.
Tutti luoghi ad alto tasso di Rete. Come il mitico Nord-Est — un tempo leghista e prima ancora «bianco» — dove, secondo un sondaggio citato dal Gazzettino, il Movimento 5 Stelle sarebbe al 26% delle intenzioni di voto. O come Milano — la città  più cablata d’Europa in fibra ottica con Stoccolma — dove il sindaco Pisapia, nella campagna elettorale che lo portò a Palazzo Marino, si avvantaggiò della capacità  dei suoi sostenitori di contrastare sui blog, talvolta deridendola non proprio amabilmente, la sua avversaria Moratti. E di creare, con gli stessi strumenti, il fenomeno virale del «favoloso mondo di Pisapie».
In questa sovrapposizione di mappe anche i tempi coincidono: il big bang dei social network è avvenuto tra il 2008 e il 2009; ed è a partire dal 2009 che i grillini si sono presentati alle elezioni con diverse liste civiche a 5 Stelle. «Colpiscono due elementi: non solo la correlazione tra diffusione di Internet e successo del movimento — dice Cristoforo Morandini, partner di Between —. L’altro aspetto è il ruolo di epicentro svolto da Genova, città  del leader, nel terremoto politico. Tutto parte dalla Superba, come le mappe evidenziano».
Può al contrario stupire che la regione di Nichi Vendola — il governatore che ha fatto dell’innovazione tecnologica la sua bandiera — non si discosti dal resto del Sud. «Bari non è la Puglia — osserva però Morandini —: se si confrontano, anziché le regioni intere, le aree urbane, si vede che le differenze tra Centro-Nord e Sud sono meno marcate. Questo vale per il capoluogo pugliese ma anche per Napoli».
Dai dati esce confermato il carattere metropolitano di Internet: quanto più si vive in Rete (e la città  è di per sé reticolare) tanto più si vuole comunicazione, dice Peppino Ortoleva, storico dei media all’Università  di Torino. «La base più rilevante del movimento di Grillo è la generazione esclusa dal lavoro, fra i trenta e i quarant’anni. Abituata a stare in Rete, si sente al tempo stesso protagonista e tagliata fuori. Se mi baso sulla mia esperienza di docente, aggiungo che i più tentati dal grillismo sono i giovani di livello culturale medio-basso, con un modesto livello di diffidenza verso la demagogia e verso l’assenza di proposte concrete».
Un po’ diverso è il parere di Renato Mannheimer. «In realtà  â€” dice il sociologo — mi sarei aspettato un divario digitale Nord-Sud ben più profondo. Il voto a Grillo, secondo me, è più accentuato al Nord indipendentemente dalle differenze di penetrazione del web. L’informatica è un mezzo cruciale, ma un peso più importante hanno i fattori culturali, a cominciare dall’insoddisfazione per i partiti tradizionali e la loro immoralità . Grillo così raccoglie un elettorato molto eterogeneo: giovane, ma non solo; leghista, di sinistra e anche conservatore».


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