L’Imu tra code e cavilli Un pagamento a ostacoli

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MILANO — Mancano dodici giorni alla scadenza dell’Imu e l’ansia cresce. I Caaf sono presi d’assalto dai contribuenti non solo in cerca di assistenza fiscale, ma anche di conforto. Tanto che per far fronte alla fortissima domanda, molte sedi in numerose città  resteranno aperte anche di sabato, il 9 e il 16 giugno, gli ultimi due fine settimana utili per la compilazione del famigerato modello F24, anticipa Valeriano Canepari, presidente della Consulta nazionale dei Caaf. 
Anche Poste Italiane teme la calca degli ultimi giorni e, per tagliare i tempi allo sportello, ieri ha diramato una circolare per permettere ai contribuenti di iniziare il processo di compilazione dell’F24 sul sito online delle Poste, senza bisogno di essere un utente autenticato. Una volta compilato il modello, l’utente salva la pratica e la stampa (in tre copie), così all’ufficio postale dovrà  pagare soltanto l’importo dovuto, perché grazie alla presenza di un codice a barre sul modello stampato, l’impiegato allo sportello non dovrà  inserire manualmente i dati al computer. Con un risparmio di 7/8 minuti a persona. 
Il tempo, però, non è al primo posto tra le preoccupazioni di chi deve fare i conti con la nuova imposta. E sono tanti. «Il 75% dei contribuenti che consegnano il 730 deve pagare l’Imu — stima Canepari —. L’affluenza nei nostri centri è talmente alta che in questi giorni abbiamo sospeso o ridotto molto la compilazione delle dichiarazioni fiscali per privilegiare l’assistenza all’Imu. Per ogni pratica non serve molto tempo, al massimo una decina di minuti, ma questo vuol dire che non possiamo sbrigare più di 6-7 persone all’ora». 
Tutto della nuova imposta contribuisce a creare diffidenza. Oltre al giro di vite sui criteri che definiscono l’abitazione principale, l’unico immobile a godere di detrazioni, rispetto alla vecchia Ici, ad esempio, non è più possibile essere esentati dal pagamento quando si dà  in uso la seconda casa di proprietà  a un figlio o a un genitore. E anche questo aumenta il malessere. 
In alcuni casi perfino pagare si rivela complicato, perché alcune banche continuano a respingere i modelli F24 privi dei codici delle rate. Il «pasticcio» risale a una decina di giorni fa. A partire dal 23 maggio, in seguito alle indicazioni operative dell’Agenzia delle Entrate, gli istituti di credito hanno rifiutato i modelli rimasti in bianco nella casella della rata (fino ad allora era lecito), scatenando il panico tra i contribuenti. Ma l’immediato intervento dei Caaf, che avevano già  compilato migliaia di modelli senza l’indicazione delle rate, ha rimesso a posto le cose. E il giorno dopo l’Agenzia diretta da Attilio Befera ha comunicato ad Abi e Poste l’obbligo di «accettare anche le deleghe di pagamento senza indicazione del numero di rate scelte» (la nota campeggia ancora tra le notizie in primo piano sulla home page dell’amministrazione fiscale). 
La comunicazione, cambiata in senso opposto nel giro di 24 ore, però ha creato non poca confusione. Come nel caso di Bergamo, dove molti sportelli bancari hanno rimandato a casa molti contribuenti. Assodato che va bene anche lasciare la casella in bianco, i codici da indicare sono «0101» per chi sceglie di pagare l’imposta in due rate (acconto entro il 18 giugno e saldo il 17 dicembre) e «0102» per chi opta per le tre rate (la seconda dovrà  essere pagata il 17 settembre). Ricordando che l’agevolazione vale solo nel caso dell’abitazione principale, visto che per gli altri fabbricati è possibile solo pagare in due rate. 
Ma i codici delle rate sono soltanto un esempio della complessità  di un tributo che la gente continua a non comprendere. Ecco perché cerca aiuto. Soprattutto pensionati ed anziani. «Sono ansiosi perché si trovano a pagare una tassa che negli ultimi anni avevano cancellato, in un momento di forte disagio sociale», spiega Canepari. E «quando la gente fatica ad arrivare a fine mese e all’improvviso deve pagare un nuovo balzello, vuole capire che cosa e quanto sta pagando. Ha paura di sbagliare. Perciò si rivolge ai Caaf per fare i conteggi insieme». 
Per chi vive oltre confine e possiede una casa in Italia, il pagamento è ancora più arduo. Non potendo compilare l’F24, i residenti all’estero dovranno fare due bonifici: uno indirizzato al Comune dove si trova l’immobile e l’altro, per la quota di competenza dello Stato, direttamente alla Banca d’Italia.


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