L’Emilia dei circoli, l’Arci si riorganizza

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«Anche qui a Modena c’è la sensazione di camminare sul coperchio di una pentola in ebollizione. Ora ho capito gli aquilani. Cosa abbia significato per loro vivere, per mesi, sotto uno sciame sismico». Greta Barbolini guida l’Arci in una provincia dove quasi duecento circoli sono affiliati all’associazione. 
Le notizie sono pessime: tutte le strutture dell’area di Mirandola sono inagibili, dal circolo Acquaragia all’Arcobaleno di Medolla, dal Fermata 23 di Camposanto a La Fontana di Fossoli, così come altri locali associativi a Cavezzo, Finale Emilia e San Felice sul Panaro. Il giovane responsabile di zona, Elia Zanetti, vive in camper ormai da giorni, e la terribile scossa di martedì mattina ha danneggiato anche i due circoli nel centro storico di Carpi. Soprattutto ha allargato fino al capoluogo la paura del terremoto: piccole e grandi tendopoli crescono nei parchi, nei giardini, in ogni area verde della città . «Qui dove i circoli sono aperti ci siamo organizzati – racconta Greta – bar e cucine sono importanti non solo per i caffè e i pasti caldi. Sono diventati luoghi di ritrovo, di incontro per i tantissimi che hanno paura a rientrare in casa ma che insieme si fanno forza a vicenda. Certo fa davvero impressione vedere che, anche in città , ogni fazzoletto di terra sta diventando un campeggio. E via via che ci si avvicina all’epicentro delle scosse, le tendopoli improvvisate aumentano ancora di più. Ormai non si trovano più da acquistare né le tende per famiglie, né gli igloo che i ragazzi usano al mare». 
Nonostante le enormi difficoltà  logistiche, a San Felice è stato allestito un campo di accoglienza grazie al nodo ligure di ApproccivArci. Un altro campo, anch’esso sul modello della Protezione civile e delle Brigate di solidarietà  attiva, è stato montato a Sant’Agostino nel ferrarese. Ma ormai si vive in emergenza costante, perché il secondo terremoto ha bloccato ogni iniziativa avviata dopo la prima scossa. «Con il gruppo di acquisto solidale avevano risposto al sos dell’azienda agricola Casumano e del caseificio sociale Cappellette – esemplifica la presidente dell’Arci – mettendo in vendita il ‘parmigiano terremotato solidale’. In soli tre giorni avevamo avuto migliaia di richieste. Ma ora la protezione civile ha detto che il magazzino del caseificio è diventato inagibile, così le forme di parmigiano lì custodite sono diventate irrecuperabili».
Insieme ai comitati di Bologna, Ferrara e Mantova, l’Arci Modena sta cercando di dar vita a un coordinamento per gli interventi più urgenti. I volontari non mancano, ma nelle zone più colpite dal terremoto anche i contatti più semplici sono difficoltosi. Non tanto per i più giovani, che restano collegati fra loro e con l’esterno grazie ai social network o anche a semplici sms, quanto per gli anziani: «Sono i più difficili da rintracciare perché al circolo non entrano e in casa nemmeno, per il timore di nuove scosse. E non sono abituati ad avere il telefono cellulare sempre acceso, quindi è ancora più faticoso trovarli». Oggi nell’area del sisma arriva il presidente nazionale dell’associazione Paolo Beni. Ed è già  partita una raccolta di fondi (c/c bancario 145350 – Iban IT39V 05018 03200 000000145350) presso Banca Etica, intestato all’Arci con causale «emergenza terremoto in nord Italia».


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