Le manovre sulle reti ultraveloci per portare Mediaset verso Telecom

by Editore | 2 Giugno 2012 12:16

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MILANO – Il titolo Mediaset è ai minimi termini, anche ieri ha perso in Borsa il 3,34% e la sua capitalizzazione è scesa 1,43 miliardi, con una diminuzione del 43% da inizio anno. La situazione del Biscione sta diventando obbiettivamente difficile da gestire soprattutto guardando al futuro, considerando che il business della tv generalista sta mostrando vistosi segni di cedimento e la pay tv non è decollata come si sarebbe voluto.
Durante gli anni del governo Berlusconi si è tentato di approcciare in vari modi la Telecom e soprattutto la sua rete, che attraverso la banda larga avrebbe potuto dare un nuovo sbocco ai contenuti tv prodotti da Mediaset. Ma i tentativi di avvicinamento sono sempre falliti per la ferrea opposizione del capoazienda, Franco Bernabè, che ha sempre ritenuto la rete Telecom un asset di cui l’azienda non poteva disfarsi. Ora però con Corrado Passera al ministero dello sviluppo gli attacchi potrebbero trovare nuova linfa. Il ministro si è mostrato recentemente molto attivo nelle partite che hanno riguardato i grandi gruppi partecipati dal Tesoro e la Cassa depositi e prestiti. Si è fatto promotore dello sganciamento di Snam da Eni trascinando dalla sua parte il viceministro dell’economia Vittorio Grilli sulla soluzione che ha visto Cdp diventare azionista al 30% della partecipata dell’Eni. 
Ancora più recentemente, è stato sempre Passera il promotore, ancora con Grilli, dell’ingresso della Cassa in Metroweb a fianco del Fondo F2i di Vito Gamberale, per il progetto di sviluppo della rete in fibra ottica nelle 30 principali città  italiane. Progetto che in qualche modo si sta scontrando con il piano di investimenti di Telecom sullo sviluppo della banda larga che prevede investimenti per 2 miliardi per portare la fibra fino agli armadietti sotto le case degli utenti. La Cdp, essendo partecipata al 70% dal Tesoro e usufruendo della garanzia pubblica sul risparmio postale, può raccogliere soldi più a buon mercato e accontentarsi di rendimenti inferiori rispetto a quelli di una società  privata come Telecom. Dunque l’aggressività  del progetto Metroweb sulle stesse 30 città  dove Telecom è già  presente ha contribuito a buttare giù anche il titolo della società  guidata da Bernabè, sceso di circa il 20% in un mese fino al minimo storico di 0,65 euro e 12,5 miliardi di capitalizzazione.
A chi può giovare una situazione del genere? Passera, Grilli e i vertici della Cdp rimproverano a Bernabè di tergiversare sul progetto di sviluppo della rete ultraveloce, frenando in questo modo anche lo sviluppo e la ripresa del paese. Ma con l’ingresso della Cdp in Metroweb si va a sussidiare, con il risparmio postale garantito dallo stato, soprattutto l’interesse degli operatori alternativi Vodafone, Wind, H3G, che vorrebbero una rete superveloce senza investire soldi propri, e pagando un affitto inferiore a quello che oggi versano a Telecom. Nelle 30 città  migliori del paese si rischia così di avere una doppia rete in fibra ottica, mentre nessuno va a investire nelle zone non economiche dove non esiste neanche la Adsl. Un controsenso che alla fine emergerà  in tutta la sua evidenza e che potrebbe spingere Passera, come si dice in ambienti romani, a rispolverare il vecchio progetto di fusione tra Mediaset e Telecom. Un progetto che evidentemente Bernabè non potrebbe mai accettare, anche perché ha appena dichiarato di voler vendere Ti Media in quanto la tv non è strategica con il business di Telecom. Ma tutto ciò potrebbe far piacere a Berlusconi che annegherebbe i problemi di Mediaset in una società  dieci volte più grande diventandone anche azionista di un certo rilievo, ed evitando che La7 cada in altre mani sgradite. La contropartita per Passera, invece, si potrebbe vedere alle prossime elezioni.

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