Le dismissioni, Fintecna, Sace e Simest a Cdp per 10 miliardi
Tre fondi per tagliare il debito pubblico, dare ossigeno alla credibilità del Paese, confermare la sostenibilità dei suoi conti davanti ai mercati. E poi un’operazione per raccogliere denari subito, cedendo Sace, Fintecna e Simest alla Cassa depositi e prestiti. «Stimiamo da questa vendita circa 10 miliardi e la parte iniziale verrà conclusa entro un mese», ha annunciato ieri il viceministro all’Economia, Vittorio Grilli, che poi ha escluso dismissioni di quote di Finmeccanica, Eni, Enel. La Cdp ha 120 giorni di tempo per esercitare i diritti di opzione e altri 10 poi per versare il 60% di “acconto” allo Stato. Si tratta di tre società pubbliche (Sace e Simest sostengono le imprese italiane all’estero, Fintecna è una finanziaria per l’industria e i servizi e gestisce un discreto pacchetto immobiliare), tutte in buona salute e piene di liquidità . Il passaggio alla Cassa, spiega Grilli, permetterà «una pari riduzione del debito o interverremo sui ritardi nei pagamenti» (i crediti della Pa verso le imprese). I tre fondi, attivati ieri da un decreto approvato in Consiglio dei ministri, rappresentano altrettanti “veicoli” per accelerare la privatizzazione di immobili di Stato ed enti pubblici, ma anche di quote delle municipalizzate. La dotazione iniziale per tutti e tre è pari a 3,5 miliardi: un miliardo a testa per i due fondi gestiti dalla Cdp (immobili e partecipazioni) e poi 1,5 miliardi per l’ultimo fondo coordinato dall’Agenzia del demanio, con il compito di portare a compimento il federalismo demaniale, rimasto bloccato dalla mancanza dei fondi a disposizione di Comuni e Regioni. L’obiettivo finale del governo — quanto debito tagliare — dipenderà da quanto, cosa e come si riuscirà a vendere. Ma la torta del patrimonio pubblico vale 570 miliardi.
Il demanio / Si punta su 350 strutture che valgono 1,5 miliardi
La prima gamba del piano “taglia-debito” è una Società di gestione del risparmio (Sgr) costituita dal ministero dell’Economia con capitale sociale di «almeno 1 milione di euro». Questa Sgr, prevista dall’articolo 33 della manovra Tremonti dello scorso luglio, agirà come “fondo di fondi” e servirà a valorizzare, tramite l’Agenzia del demanio, 350 immobili del federalismo demaniale, per un valore di 1,5 miliardi (cifra destinata a triplicare, si legge nella Relazione tecnica al decreto, «grazie alle attività di trasformazione edilizia»). A questo scopo la Sgr «affiderà la gestione di portafogli a operatori privati». La norma esclude espressamente dalla procedura gli immobili usati per finalità istituzionali, perché «determinerebbe effetti pregiudizievoli in termini di finanza pubblica», generando costi «ascrivibili a locazioni passive».
Le partecipazioni / Sul mercato le municipalizzate precedenza alle aziende in utile
La seconda gamba è il fondo immobiliare gestito dalla Cassa depositi e prestiti (Cdp), finalizzato ad «acquisire quote di minoranza con poteri di governance nelle utilities locali». Lo strumento parte con una dotazione di 1 miliardo di euro, risorse dirottate dal Fondo strategico italiano della Cdp, a cui sommare quelle di altri investitori che «potranno sottoscrivere quote di partecipazione fino al 49%». Scopo del fondo è agevolare la dismissione delle municipalizzate, le aziende possedute o partecipate dai Comuni e che offrono servizi di pubblica utilità (gas, elettricità , rifiuti), già disposta dalla legge e da ultimare entro il 31 dicembre del 2013. Il veicolo, si legge nel comunicato della Cdp, «opererà esclusivamente in aziende target che si trovino in equilibrio economico- finanziario». Aziende in buona salute, in grado di fare cassa se messe sul mercato.
Gli immobili / Edifici pubblici più fatiscenti recuperati prima della cessione
La terza gamba è il fondo per la valorizzazione e trasformazione degli immobili in possesso degli enti locali (quelli non devoluti dal demanio), il secondo veicolo gestito dalla Cassa depositi e prestiti, nel quadro del piano “taglia- debito”, attraverso la sua Sgr immobiliare (Cdpi Sgr). La dote finanziaria di partenza è pari a 1 miliardo, cifra che salirà con l’apporto di cespiti di Comuni e Regioni e grazie alle risorse provenienti da altri investitori istituzionali. La Cdp rileverà questi cespiti, ne modificherà eventualmente la destinazione d’uso e, dopo averli restaurati e ammodernati, li collocherà sul mercato. Il processo di valorizzazione sarà condotto dalla Direzione immobiliare della Cassa per la regolarizzazione dei documenti e la valutazione catastale delle strutture, che così controllerà l’intera operazione, sia a monte che a valle (tramite la Sgr).
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