Le decisioni della Corte suprema egiziana sulle elezioni presidenziali
La Corte suprema egiziana ha preso oggi due importanti decisioni che riguardano le elezioni presidenziali e la composizione del Parlamento.
La prima decisione riguarda il ballottaggio delle elezioni presidenziali, che si terrà il prossimo fine settimana: i due candidati sono quello vicino ai Fratelli Musulmani, l’islamista Mohammed Mursi (che ha ottenuto più voti, circa 5,7 milioni) e l’ex premier ed ex comandante dell’aeronautica militare Ahmed Shafiq.
La Corte suprema si è dovuta esprimere sulla costituzionalità di una legge approvata dal nuovo parlamento egiziano, eletto dopo la caduta di Hosni Mubarak e composto per circa il 70 per cento da membri di Libertà e Giustizia (il braccio politico dei Fratelli Musulmani) e dagli estremisti islamici salafiti. La legge, detta “legge di isolamento politico”, impedisce per dieci anni l’accesso alle cariche pubbliche agli alti esponenti del regime di Mubarak e ai membri del partito dell’ex presidente, il Partito Nazionaldemocratico fondato dal presidente Sadat nel 1978. Il partito è stato disciolto nell’aprile del 2011. Ahmed Shafiq è stato primo ministro durante gli ultimi mesi della presidenza Mubarak (da gennaio 2011 a marzo 2011, quando si è dimesso).
La Corte suprema ha stabilito che la legge è incostituzionale. Shafiq è considerato molto vicino al Consiglio Supremo delle Forze Armate (SCAF) attualmente al potere, e fuori dalla sede della Corte suprema, nel sobborgo di Maadi a sud del Cairo, si sono radunati molti manifestanti per chiedere che venisse escluso. A protezione del palazzo c’era un grande apparato di sicurezza, con barriere in filo spinato e poliziotti in tenuta antisommossa. Il quotidiano egiziano Ahram Online ha detto che subito dopo il verdetto della Corte suprema ci sono stati scontri nei dintorni del palazzo.
La seconda decisione riguardava invece la costituzionalità del parlamento eletto con un lungo e laborioso processo elettorale iniziato a novembre 2011 e concluso nel gennaio 2012. Si votava con un sistema misto, in parte proporzionale e in parte con collegi uninominali. La Corte suprema ha deciso che l’elezione dei parlamentari eletti con il sistema dei collegi uninominali è incostituzionale, per la poco chiara distinzione tra seggi riservati a candidati indipendenti e seggi a cui potevano concorrere esponenti dei partiti: si tratta di circa un terzo dei seggi, e non è chiaro che cosa succederà ora, se le elezioni verranno ripetute oppure il parlamento rimarrà al suo posto.
Un membro della Corte costituzionale ha detto che sia la camera alta che la camera bassa del parlamento sono automaticamente decadute, ma non è chiaro chi abbia il potere di sciogliere il parlamento, se anche l’autorità legislativa debba tornare al Consiglio Supremo delle Forze Armate e come il parlamento stesso affronterà la questione.
foto: l’apparato di sicurezza davanti al palazzo della Corte suprema, al Cairo.
MARWAN NAAMANI/AFP/GettyImages
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