by Editore | 30 Giugno 2012 15:15
BRUXELLES — Dopo una ventina di vertici più o meno ininfluenti dall’inizio della crisi, l’accordo trovato ieri alle cinque del mattino fa del Consiglio europeo appena concluso un successo: l’obiettivo primario — frenare subito la sfiducia dei mercati e il crollo dell’euro — è raggiunto, almeno per il momento. Le Borse hanno reagito con euforia all’esito del summit di Bruxelles: alla chiusura, Milano ha guadagnato il 6,59%, Madrid il 5,35%, Parigi il 4,75%; Francoforte più 4,33%, Londra più 1,82%, Atene più 5,68%. Niente di irreversibile, ma il segnale è estremamente positivo e va al di là di quanto fosse normale aspettarsi.
L’accordo finale è frutto di un compromesso molto difficile e anche di qualche ambiguità di interpretazione: ogni Paese valuta gli stessi punti in modo diverso, l’Italia ottiene la possibilità di ricorrere al meccanismo antispread senza dovere sottostare all’intervento della troika (Ue -Bce-Fmi), mentre Merkel precisa che il controllo di Commissione e Banca centrale europea sarebbe inevitabile: «La parola troika non è prevista nelle norme europee, è vero. Magari tre no, ma due sì» ha detto con una punta di insistenza la cancelliera durante la conferenza stampa.
In ogni caso, il primo ministro italiano Mario Monti ha già annunciato di non volere fare ricorso ai meccanismi di stabilità finanziaria per i quali, assieme allo spagnolo Mariano Rajoy, si è battuto con tanta decisione durante il vertice: è importante che ci siano e che gli speculatori sappiano che potrebbero venire usati. «Lo scudo antispread magari non entrerà neppure in funzione, perché il suo ruolo di deterrenza potrebbe bastare», ha aggiunto il presidente francese Franà§ois Hollande. Al di là della tecnica finanziaria, contava dare una risposta politica alla speculazione e quella, dopo faticosi negoziati notturni, c’è stata.
Primo punto, il patto sulla crescita. «Saranno messi a disposizione 120 miliardi di euro, ossia l’1 per cento del Pil europeo» precisa il comunicato finale. La Banca europea degli investimenti (Bei) vedrà aumentare il suo capitale di 10 miliardi, potendo quindi arrivare a prestarne fino a 60. Varati anche i project bond, 4,5 miliardi di investimenti in settori cruciali per lo sviluppo futuro (dai trasporti all’energia). Infine, saranno reindirizzati alla crescita 55 miliardi di fondi strutturali europei.
Secondo punto, la stabilità finanziaria. Gli Stati accettano una ricapitalizzazione diretta delle banche da parte del «Meccanismo europeo di stabilità », il fondo di soccorso della zona euro che entrerà in vigore a metà luglio. L’obiettivo è aiutare direttamente le banche senza passare per gli Stati, in modo da spezzare il circolo vizioso che ha finora portato all’aumento dell’indebitamento dei singoli Paesi.
Terzo punto, l’unione bancaria a medio termine. Da adesso fino alla fine dell’anno, sarà messo a punto un meccanismo di sorveglianza unico per tutte le banche della zona euro. Un sistema al quale verrà associata la Banca centrale europea: condizione chiesta dalla Germania per permettere che il Meccanismo europeo di stabilità possa ricapitalizzare le banche in difficoltà .
Quarto punto, più a lungo termine, l’integrazione politica. Entro il 2013 i presidenti del Consiglio, della Commissione, dell’Eurogruppo e della Bce proporranno una roadmap in vista dell’unione politica, in modo da accompagnare gli elementi progressivi di solidarietà finanziaria con iniezioni di federalismo, così come chiede la Germania. Curioso che, nell’elaborazione della roadmap, non venga coinvolto il presidente del Parlamento europeo, l’unica istituzione eletta a suffragio universale e quindi dotata di legittimità democratica.
Source URL: https://www.dirittiglobali.it/2012/06/le-borse-festeggiano-laccordo-per-leuro/
Copyright ©2024 Diritti Globali unless otherwise noted.