«Crisi lunga, rischio di forti tensioni sociali»

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BRUXELLES — Commissario Andor, la disoccupazione nell’eurozona è oggi all’11 per cento, la punta più alta mai toccata finora. C’è una spiegazione?
«Una di sicuro: l’incertezza di una crisi economica non risolta. Perciò ci aspettiamo importanti decisioni già  dal vertice dei capi di Stato e di governo della Ue, a fine mese. E la prima decisione dovrebbe essere: eliminare l’incertezza».
Laszlo Andor, ungherese, 46 anni, economista, è il commissario europeo all’Occupazione e agli affari sociali. Domani sarà  a Roma per incontrare Mario Monti, Elsa Fornero, e altri ministri, e parlare con loro delle raccomandazioni economiche che Bruxelles ha appena rivolto all’Italia. Ma si parlerà  naturalmente anche dell’Europa in alto mare. E di quello che più preoccupa tutti, di quei dati sui senza-lavoro: «Una crisi economica così prolungata e con tante persone senza un impiego — dice ancora Andor — può portare a forti tensioni sociali. Lo abbiamo detto da tempo, già  l’anno scorso incontrammo qui gli indignados spagnoli. E l’aumento dei disoccupati che registriamo ora ci conferma il legame con una crisi non risolta, dominata dall’incertezza».
Delle proposte per risolverla sono però sul tavolo. Sono quelle avanzate dalla Francia, dall’Italia, da altri Paesi. Per esempio, l’idea di un’unione bancaria che dovrebbe garantire i depositi nelle banche: che cosa ne pensa?
«Penso che sia molto importante. E che forse arrivi troppo tardi. Prima di venire qui a Bruxelles, stavo nel consiglio direttivo della Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo, e già  allora — nella prima fase della crisi — l’approccio per una soluzione veniva visto in una sorta di Unione bancaria…». 
Poi ci sono gli eurobond, o stability bond.
«E anche questa è una proposta molto importante. Certo, se la discussione fosse stata più rapida, io ne sarei stato felice. Ma ora rappresenta comunque un’importante partenza per una franca discussione».
Potrebbe essere troppo tardi anche per gli eurobond?
«Senta, se ci mettiamo ora a discutere di chi siano le colpe, non andiamo lontano. L’importante è che i leader europei avviino un rapido processo di decisione, su questo come su altri punti».
Anche sul problema delle cosiddette cessioni di sovranità ? La cancelliera tedesca Angela Merkel chiede, almeno in teoria, più poteri per Bruxelles, altri leader sembrano invece diffidare…
«Fin dal primo momento noi della Commissione europea abbiamo detto: la soluzione sta nel concetto di “ci vuole più Europa”. Ma non perché vogliamo più potere. È che abbiamo già  un mercato unico, una valuta comune, e un orizzonte comune che è quello di tenere l’euro come progetto unificante. Non possiamo che andare avanti».
Mancano un paio di settimane al vertice dei capi di Stato e di governo. Lei dice di sperare in decisioni importanti, e rapide. Ma quale dovrebbe essere la priorità  assoluta per l’Europa, non fra due anni ma oggi?
«Creare posti di lavoro. Se ci guardiamo indietro, certo, vediamo che i problemi della finanza avrebbero dovuto essere risolti più rapidamente. Ma oggi l’obiettivo dev’essere: aiutare la gente, creare una società  migliore. Può darsi che a volte abbiamo trascurato il capitale umano, le risorse umane».
Domani sarà  a Roma. Che cosa dirà  al primo ministro Monti e al governo italiano?
«Dirò che l’Europa condivide sia il contenuto, che l’approccio, della loro riforma del mercato del lavoro. Sono pienamente d’accordo con la necessità  di creare un mercato più inclusivo, e dinamico: un terzo degli italiani sotto i 25 anni non può trovare un posto, l’occupazione femminile è appena al 50%, uno dei tassi più bassi in uno dei Paesi europei più grandi».
E questi sono gravi problemi.
«Ma credo che Monti e il ministro Fornero abbiano imboccato la strada giusta. Anche nella scelta di privilegiare il negoziato e di dedicarvi tempo. Perciò li incoraggiamo ad andare avanti, a continuare».


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