“Lavoro, un anno in più per gli ammortizzatori”

by Editore | 24 Giugno 2012 11:29

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ROMA â€” Lo «scambio» è assicurato: mercoledì, grazie al voto di fiducia, la riforma del lavoro passerà  alla Camera così com’è, ma il governo s’impegnerà  a modificarne poi il testo attraverso il decreto Sviluppo. I partiti che sostengono la maggioranza sanno già  cosa chiedere: più flessibilità  in entrata, chiarezza sulla questione esodati e soprattutto un rinvio dell’entrata in vigore dei nuovi ammortizzatori sociali. Né da parte del Pd, né da parte del Pdl ci saranno richieste di modificare l’articolo 18: il pressing ora si gioca soprattutto sull’Aspi, la nuova assicurazione sociale che, stando al disegno di legge lavoro, dovrebbe entrare in vigore nel gennaio 2013, ma che oggi molti vorrebbero rinviare di un anno.
La richiesta arriva dal Pd, ma non dispiace affatto né ai sindacati, né alla Confindustria. «La crisi continuerà  e l’Aspi, che prevede una tutela dalla disoccupazione più corta, non può scattare adesso. Il rinvio va fatto e non è detto che l’operazione preveda costi aggiuntivi» dice Cesare Damiano, capogruppo Pd in Commissione Lavoro. «Ma vogliamo modificare anche la normativa sui bonus precari – ora per ottenerlo bisogna scalare l’Everest – e sulle partite Iva. Non è pensabile che paghino il 33 per cento di contributi previdenziali, come se si trattasse di un lavoro dipendente mascherato».
Chiare anche le richieste del Pdl, che punta soprattutto ad ampliare la flessibilità  in entrata. «Proporremo modifiche su contratti a termine, apprendistato, somministrazione e partite Iva» assicura Giuliano Cazzola, relatore del ddl lavoro in Commissione. «In caso di successivi contratti a termine alla stessa persona, la pausa obbligatoria di 60-90 giorni fra l’uno e l’altro non dovrà  valere per i lavori stagionali e nel settore del turismo» spiega. Ma il Pdl «chiederà  anche di abolire, per il primo livello dell’apprendistato, il vincolo della stabilizzazione del 50 per cento dei contratti». C’è la richiesta di un intervento ad hoc per favorire i call center (che minacciano di licenziare i loro 30 mila collaboratori se «costretti» all’assunzione). E’ pronto l’emendamento che chiede il monitoraggio su due anni, invece che uno, sul reddito delle partite Iva prima di valutare se si tratti di posizioni finte o vere. Per il Pdl, inoltre, un dipendente a tempo indeterminato di un’agenzia di somministrazione dovrà  poter svolgere missioni in altre imprese senza che queste rientrino nel conto dei 36 mesi (massimale oltre al quale scatta l‘assunzione a tempo indeterminato).
Molte correzioni, quindi, ma soprattutto il rinvio dell’Aspi, una delle novità  che più caratterizza la riforma Fornero. Il ministro del Lavoro, in realtà , ieri ha provato
di nuovo a convincere Confindustria che la riforma non è – come il presidente Squinzi aveva commentato – una «boiata». «Sono sicura che contiene molte cose positive anche per le imprese» ha detto.
Ma dal mondo del lavoro ieri è arrivato un dato preoccupante che dimostra come il precariato non sia più solo un dramma giovanile.
Nei primi tre mesi dell’anno l’Istat ha contato quasi un milione di dipendenti over 34 senza posto fisso. In Italia non si era mai registrato un numero così alto dal 2004, anno dal quale la cifra è disponibile. Da allora l’occupazione a «scadenza» tra chi non è più un ragazzo è salita del 43,8 per
cento.

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