L’apertura del Papa ai separati «Sostegno alla vostra fatica»

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MILANO — «Una parola vorrei dedicarla anche ai fedeli che, pur condividendo gli insegnamenti della Chiesa sulla famiglia, sono segnati da esperienze dolorose di fallimento e di separazione». Benedetto XVI torna sull’argomento, davanti al milione di fedeli arrivati ieri mattina per la grande messa al Parco Nord di Bresso che ha concluso l’incontro mondiale delle famiglie. Un tema che brucia, ne aveva parlato anche sabato sera: «Il problema dei divorziati risposati è una delle grandi sofferenze della Chiesa di oggi». Così ora il Papa si rivolge loro e scandisce: «Sappiate che il Papa e la Chiesa vi sostengono nella vostra fatica. Vi incoraggio a rimanere uniti alle vostre comunità  e auspico che le diocesi realizzino adeguate iniziative di accoglienza e vicinanza».
Sono parole importanti, anche se Benedetto XVI non fa concessioni sull’accesso ai sacramenti e ripete, come sabato, che i divorziati risposati «non possono ricevere l’assoluzione e l’eucarestia». Lui stesso parlò di tema «da approfondire». Da molti Paesi, a cominciare dalla sua Germania, molti fedeli e alcuni vescovi premono. Però fa tuttora testo la lettera che respingeva le aperture dei vescovi Saier, Lehmann e Kasper, il 14 settembre ’94: la Chiesa, «fedele alla parola di Gesù Cristo, afferma di non poter riconoscere come valida una nuova unione, se era valido il precedente matrimonio. Se i divorziati si sono risposati civilmente, essi si trovano in una situazione che oggettivamente contrasta con la Legge di Dio e perciò non possono accedere alla comunione eucaristica». Era firmata dall’allora prefetto dell’ex Sant’Uffizio, cardinale Joseph Ratzinger.
Tanto più significativo, allora, il tono scelto dal Pontefice, anche quando l’altra sera si rivolgeva alle famiglie: e esortava fedeli e parrocchie a far sentire alle persone divorziate e risposate che «la Chiesa le ama» ed esse «devono vedere e sentire questo amore» perché «vivono pienamente nella Chiesa» e la loro stessa sofferenza è «un dono» che tutta la «comunità » deve fare propria «anche per difendere la stabilità  del matrimonio». Ma la cosa più importante è anche quella più sottile, una considerazione sull’«eucarestia spirituale» che sarà  approfondita in futuro: ai divorziati risposati il Papa dice che «l’eucarestia è vera e partecipata se realmente entrano in comunione con il Corpo di Cristo». E cioè che c’è un altro modo autentico di fare la comunione a messa: «Anche senza la ricezione “corporale” del sacramento», e cioè anche senza assumere l’ostia, «possiamo essere spiritualmente uniti a Cristo nel suo Corpo. E far capire questo è importante».
Sono parole che danno il senso dello stile di Benedetto XVI, in questi tre giorni. Un milione e mezzo di presenze, una festa di famiglie da 170 Paesi, il Papa «sereno, molto contento, in ottima forma», ha spiegato padre Federico Lombardi, e che in arcivescovado ha pranzato con sette famiglie e i cardinali. Così Benedetto XVI ha parlato della famiglia «fondata sul matrimonio tra l’uomo e la donna» e aperta alla procreazione «generosa e responsabile», ma sempre in positivo e senza mai accenti «contro» unioni di fatto o altro. Ne ha chiesto la tutela, difeso la domenica e la festa. E ricordato, in nome di «una società  più giusta», che «il progetto di Dio e la stessa esperienza» mostrano come «la logica unilaterale dell’utile proprio e del massimo profitto» portino con sé «concorrenza esasperata, forti disuguaglianze, degrado dell’ambiente, corsa ai consumi, disagio nelle famiglie».


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