L’amore al tempo degli snob

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L’amore in un clima freddo uscì nel 1949, quando la sua autrice, Nancy Mitford, si era ormai stabilita a Parigi per essere vicino all’uomo che si ostinava ad amare, e che, pur frequentando lei saltuariamente (e senza mai passarci la notte) il suo letto, la sfuggiva con massimo garbo, impigliato nell’intricata ragnatela delle sue tante aristocratiche amanti. Gaston Palewski, di famiglia ebrea polacca naturalizzata francese, convertito alla religione cattolica, per trent’anni importante personalità  della diplomazia e della politica di Francia, era stato braccio destro del generale De Gaulle e responsabile dei rapporti internazionali delle forze di liberazione francesi a Londra durante la guerra; ma oltre alla patria e al gollismo, adorava le donne e le conquistava tutte, in totale infedeltà : malgrado la calvizie, la pelle butterata, i baffetti alla Hitler e, secondo i contemporanei, «un’alitosi da fermare il traffico».
De Gaulle disapprovava e sua moglie Yvonne giudicava scandalosa la vita privata del pur stimato e geniale colonnello. Ambasciatore di Francia a Roma dal 1957 al 1962, fu soprannominato dai romani l’Abbracciatore; anni dopo, alcune sue ex ormai anziane e riunite al Café Flore, ricorderanno che Gaston era «doué pour faire plaisir aux femmes», come racconta Lisa Hilton nella sua storia del legame tra Nancy e Gaston,
The horror of love.
Al contrario dei mariti inglesi che, come la Mitford fa dire a una signora nel romanzo
The blessing,
«vanno al club, alle regate, alla Royal Academy, ma non si preoccupano affatto di fare l’amore ».
Gaston, con tutto il suo fascino e il nome di Fabrice duca de Sauveterre, in
L’amore in un clima freddo,
(in uscita il 20 giugno da Adelphi, traduzione di Silvia Pareschi) ha un lungo dialogo con la giovanissima Fanny, subito innamorata e confusa dalla sua mondana leggerezza: a lei in attesa di un impressionante breakfast, racconta come le donne francesi sappiano tenersi i loro amanti con un metodo infallibile, arrendersi sempre alla loro volontà . Mentre le “femmes du monde” inglesi seguono una strategia
diversa: «orgogliose e distaccate, sempre fuori quando squilla il telefono, mai libere per cena, a meno che non le si inviti con una settimana di anticipo…insomma
elles cherchent à  se faire valoir
e
non ci riescono, mai e poi mai».
I nove romanzi scritti da Nancy Mitford tra il 1931 e il 1960 (oltre alle biografie storiche e al celebre snobissimo trattato
Noblesse oblige),
sono in gran parte autobiografici e restano tuttora racconti straordinari di una società  raffinata e superba quasi scomparsa, quella
della nobiltà  inglese e della mondanità  intellettuale parigina, di un modo distratto e leggiadro di vivere e intrecciare nel chiuso del proprio rango noiosi matrimoni di convenienza, adulteri appassionati purché clandestini anche se noti a tutti, avventure di una notte e persino incesti improbabili ma chic. Storie da raccontare lei ne aveva tante, con una sua meravigliosa ironia e una grazia efferata che si è persa negli scrittori di oggi, riciclando le storie della sua infanzia e prima giovinezza nella sua vasta e aristocratica famiglia (suo padre ereditò il titolo di Lord Redesdale), esagerandone le eccentricità  e intrecciandole con personaggi inventati irresistibilmente bizzarri, tanto da rendere impossibile distinguere la realtà  dalla finzione.
Poi si sa che le sei sorelle Mitford divennero una leggenda tuttora venerata non solo in Gran Bretagna, per le loro vite sconvenienti, o politicamente riprovevoli, o per aver lasciato lettere, memorie, romanzi, di squisita intelligenza. La
famiglia Mitford era saldamente conservatrice e antilabour, e nella seconda metà  degli anni ’30 i suoi membri virarono sospettosi o estasiati, verso il nazismo: i genitori di Nancy furono presentati al Fà¼hrer, l’unico figlio maschio Tom ammirava i tedeschi per poi morire in guerra, Unity si innamorò di Hitler e tentò il suicidio allo scoppio delle ostilità  tra Germania e Inghilterra, Diana lasciò
un Guinness per sposare il capo delle camicie brune Oswald Mosley, finendo anche in galera per tradimento su denuncia della sorella Nancy, Pamela sposò un noto scienziato sostenitore del fascismo e Nancy stessa, assieme al marito Peter Rodd (bello, nobile, sempre disoccupato, adultero, e di cui si liberò solo nel 1958), partecipò con un certo entusiasmo ai comizi del cognato Mosley indossando la camicia bruna «che tanto donava a Peter», come confidò all’amico di sempre Evelyn Waugh. Per poi attestarsi su un vago socialismo. Jessica invece scelse il comunismo e la guerra civile di Spagna.
Poco si sa invece delle propensioni politiche dell’ultima sorella, Deborah, diventata duchessa del Devonshire, l’unica Mitford ancora in vita, a 92 anni, che vive in una delle più sontuose dimore della campagna inglese, Chatsworth, visitata da migliaia di turisti. Il fotografo americano Bruce Weber l’ha immortalata mentre in abito da gran sera e gioielli
regali distribuisce becchime alle sue famose galline.
Tutta la famiglia estesa, con cugini e zii e cognati e suoceri e vicini, tutti nobilissimi, con casseforti piene di gioielli e non una sterlina da spendere per il riscaldamento, entra camuffata e affettuosamente vilipesa anche in
L’amore in un clima freddo
dove a raccontare in prima persona gli incalzanti eventi della sconnessa famiglia Montdore è la debuttante Fanny: protagonista l’unica figlia Polly, bellissima e destinata quindi a un matrimonio principesco, e che per puro dispetto, si innamora e sposa il vecchio e sciocco zio chiamato “l’oratore osceno”, strappandolo alla vacua madre di cui da anni era l’amante. In mezzo a scenate, feste, cacce, abiti con lo strascico, salutismo maniacale, pettegolezzi, adulteri plurimi, pesca alle trote, dialoghi di geniale stupidità , Polly viene esclusa dal testamento e tutto, dal titolo alle proprietà , andrà  a un lontano, sconosciuto cugino che vive in Nuova Scozia. E che si presenterà  bello, frivolo, allegro gentile e molto gay, a ridare i piaceri della vita a Lady Montdore.
Se il colonnello Palewski, Fabrice, attraversa
L’amore in un clima freddo,
solo per sconvolgere i sogni e le attese di qualche lady malmaritata, in
Inseguendo l’amore,
pubblicato nel 1945 (in Italia c’è un’edizione Giunti del 1996, traduzione di Luisa Corbetta), è l’uomo che sin dal primo incontro seduce per sempre Linda. Come successe a Nancy che nel 1942, in piena guerra, a Londra, incontrò il Colonnello arrivato da Addis Abeba dove comandava le forze di liberazione francesi. Così Linda-Nancy ricorda quel momento: «Linda stava provando qualcosa che mai aveva sentito per un uomo, una travolgente attrazione fisica. Le dava una sorta di vertigine, la terrorizzava. Vedeva che Fabrice era assolutamente certo di come sarebbero andate le cose, ma lei pure lo era e proprio questo la spaventava… ».
Il legame tra il Colonnello e la scrittrice, rassegnata ai suoi tradimenti e alla sua inafferrabilità , durò anche oltre un evento per lei sconvolgente: quando Gaston le annunciò che avrebbe sposato una delle sue amanti, Violette de Pourtales
Talleyrand-Perigord, discendente di Athènais de Montespan, amante di Luigi XIV. Nancy la conosceva, l’aveva definita una “non persona”, ma Gaston adorava la nobiltà , i castelli e il denaro. Era il 1969, Palewksi aveva 68 anni, la sposa 54, Nancy l’abbandonata 65. Tre anni dopo, il 30 giugno 1972, nella sua casa di Versailles, Nancy Mitford moriva dopo una lunga sofferenza a causa del morbo di Hodgkins. A tenerle la mano, in quelle ultime ore, c’era Gaston.


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