La nuova via di Bruxelles per la prima volta incrinata la politica del rigore

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BRUXELLES – Ma per la prima volta da quando sono cominciati i prestiti «salvastati », i soldi vengono dati senza vincolare il governo a manovre di bilancio o al raggiungimento di specifici obiettivi di risanamento delle finanze pubbliche. L’Europa mette a disposizione, senza condizioni, fino a cento miliardi di euro del fondo salva stati per venire in aiuto delle banche spagnole. La cifra che verrà  effettivamente richiesta da Madrid sarà  resa nota solo dopo che terminerà  l’audit esterno sui bisogni degli istituti di credito, strangolati dalla bolla immobiliare che ha messo in ginocchio il Paese. Ma «sarà  sufficiente per coprire le necessità  delle banche, più un margine di sicurezza significativo », ha spiegato il ministro spagnolo delle Finanze De Guindos.
Per il premier spagnolo Mariano Rajoy, che ha ricevuto in questa battaglia il sostegno della Merkel, sua compagna di partito, è un grosso successo politico. Il premier spagnolo si era battuto per ottenere un prestito diretto della Bce o del Fondo salva stati alle banche in crisi. Non l’ha spuntata fino in fondo, ma ha comunque ottenuto molto.
E in effetti quello deciso ieri dall’Eurogruppo in teleconferenza non è propriamente un prestito «salva-stato». I soldi andranno nella loro totalità  direttamente al Frob, il fondo pubblico spagnolo per la risoluzione ordinata delle crisi bancarie, che li utilizzerà  per ricapitalizzare le banche. Lo Stato spagnolo agisce dunque solo come intermediario e come garante che la somma sarà  restituita nei tempi e nei modi concordati. Resta da capire come verranno contabilizzati i finanziamenti europei e come andranno ad incidere sui già  malmessi conti pubblici spagnoli. Le uniche condizioni poste dall’Europa per la concessione del prestito riguardano la riforma e il risanamento del
settore finanziario iberico sulla base di un piano che Madrid presenterà  prossimamente a Bruxelles.
Altra particolarità  del prestito è che per la prima volta non coinvolgerà  il Fondo monetario internazionale, proprio per evitare le condizioni che solitamente sono associate agli interventi del Fmi. Madrid dunque non dovrà  sottoporsi alle umilianti ispezioni della «troika», e coordinerà  le proprie politiche di bilancio con Bruxelles proprio come devono fare tutti gli altri governi in virtù del nuovo Trattato. Ben diverse erano state le condizioni degli altri interventi europei in aiuto dei Paesi indebitati, come diverse erano le situazioni di crisi che avevano dovuto affrontare.

GRECIA
Ridotta sull’orlo della bancarotta per aver falsificato i conti pubblici e per una grave carenza di competitività  dell’intero sistema economico, la Grecia ha ricevuto tre prestiti, per 30 miliardi nell’aprile 2010, per 110 miliardi nel maggio 2010 e per 130 miliardi nel marzo scorso. Ogni volta il prestito è
stato condizionato a durissime azioni sia di risanamento dei conti pubblici, sia di ristrutturazione dell’economia per renderla più competitiva e in grado di reggersi sulle proprie gambe. I pesanti tagli alla spesa pubblica hanno però innescato una spirale recessiva da cui il Paese non è ancora uscito.

IRLANDA
La crisi irlandese è più simile a quella spagnola, perché innescata non dalla mancanza di competitività  ma dall’esplodere della bolla finanziaria che ha costretto il Paese a intervenire per salvare le sue banche compromettendo così i conti pubblici. A fine 2010, l’Eurogruppo e il Fmi concedono a Dublino un prestito di 85 miliardi, di cui 35 per la ristrutturazione delle banche. Anche in questo caso viene imposta al Paese una politica di rigore con drastici tagli alle spese e al sistema di welfare. La cura sembra essere riuscita e l’Irlanda spera di essere il primo dei Paesi sotto tutela a uscire dal programma di assistenza.

PORTOGALLO
I problemi di Lisbona riguardano sia la salute delle banche sia, come la Grecia, la necessità  di recuperare una maggiore competitività . Ue e Fmi hanno prestato al Portogallo 78 miliardi nel maggio 2011. Di que-
sti, dodici sono destinati alla ristrutturazione delle banche. Le condizioni sono dure e impongono tagli su stipendi e pensioni. Le misure concordate sono state applicate correttamente ma il Portogallo, come la Grecia, è entrato in una dura fase di recessione.
Ieri intanto, in vista del prossimo vertice di giugno, il settimanale tedesco Der Spiegel ha pubblicato indiscrezioni su un piano per l’Unione di Bilancio che, come già  anticipato da Repubblica, verrà  presentato dal «quartetto» composto da Draghi, Van Rompuy, Juncker e Barroso. Il progetto prevede che nessun governo possa prendere impegni di spesa superiori alle entrate alimentando quindi deficit e debito pubblico. Qualora un Paese avesse necessità  di investimenti che superano la soglia del pareggio
di bilancio, dovrebbe chiedere l’autorizzazione in sede europea ad un apposito gruppo, il cui presidente prefigura le funzioni di ministro delle finanze europeo. Se Bruxelles darà  il via libera, potrà  emettere eurobond per finanziare la spesa in eccesso. In questo modo si avvierebbe un processo di parziale comunitarizzazione dei debiti sovrani.


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