La festa triste di Marine Le Pen “Ma è un risultato straordinario”
HENIN-BEAUMONT — «Sono contenta, perché il Fronte nazionale torna all’Assemblea nazionale e comincia la ricomposizione del panorama politico che chiedo da tempo». Marine Le Pen è combattiva, ma il sorriso è un po’ forzato: per appena 118 voti è stata battuta dal suo avversario socialista. E in questa cittadina nel cuore di quella che fu la Francia delle miniere, dove la deindustrializzazione e il crollo del Partito comunista hanno spinto l’elettorato popolare nella braccia del Fronte nazionale, la delusione è palpabile. Hénin-Beaumont ha votato “Bleu Marine”, i dintorni no. E la Le Pen, dopo aver ottenuto quasi il 18 per cento alle presidenziali, non entra in parlamento. Ha chiesto di ricontare le schede, ma non crede molto a un ribaltamento.
Una Le Pen sederà però a Palazzo Borbone: Marion, figlia di una sorella. Ad appena 22 anni, sarà la più giovane deputata della Quinta Repubblica. Segue le orme del nonno Jean-Marie, che nel 1956 fu eletto deputato a ventisette anni. È stata eletta a Carpentras grazie a una dissidente socialista che non ha voluto ritirarsi per sostenere il candidato della destra moderata.
Studente in legge (in una facoltà parigina famosa per avere al suo interno un’estrema destra forte), si è dimostrata particolarmente determinata. «Sono fiera di mia nipote, è un esempio per i giovani. Lava l’affronto di un’ignominia come i nuovi confini della mia circoscrizione, che hanno favorito i socialisti», ha detto ieri sera Marine. L’altro eletto è un avvocato marsigliese, Gilbert Collard, che si presentava in un altro dipartimento del sud, il Gard. Personaggio mediatico, nei primi Anni ’80 era stato vicino a Franà§ois Mitterrand, niente meno. Il terzo deputato dovrebbe essere un ex Fn, rimasto molto vicino all’estrema destra.
Nel quartier generale di Marine Le Pen i pochi deputati eletti altrove non hanno compensato la delusione per la sconfitta del capo. Dopo l’eliminazione di Mélenchon il “rosso”, venuto su queste terre per incassare una sconfitta umiliante, pensavano che la loro beniamina sarebbe stata eletta. Le loro speranze sono state alimentate fino all’ultimo da alcuni exit pool pubblicati dai siti della stampa belga, che la davano vincente. La notizia della sconfitta li ha presi alla sprovvista.
Da queste parti, Marine è popolarissima. Ha saputo radicarsi in una regione flagellata dalla disoccupazione, messa in ginocchio dalla chiusura delle miniere. È la Francia profonda che teme la mondializzazione, che contesta la costruzione europea e sogna un nuovo protezionismo, che vede negli immigrati il capro espiatorio cui imputare i mali del paese. Con il suo discorso contro l’islam, il capitalismo finanziario e la globalizzazione, Marine Le Pen seduce questa fetta dell’elettorato abbandonata dai grandi partiti.
Malgrado la sconfitta personale, la presidente del Fronte nazionale pensa che il voto di ieri rappresenti un successo. Ha ragione,
almeno in parte. In questi mesi è riuscita a sdoganare il Fronte nazionale, a smussare gli angoli, a tenersi lontana da quegli eccessi cui il padre ci aveva abituati. Senza i voti dell’Fn, la destra moderata avrà difficoltà a risalire la china. E proprio mentre sta per aprirsi la battaglia per conquistare la leadership dell’Ump, il tema dei rapporti tra destra moderata ed estrema destra sarà decisivo. Marine Le Pen intende inserirsi in questo dibattito, pesare e magari cambiare nome al partito per portare a termine il suo progetto di ridare una vernice di rispettabilità alla formazione politica fondata dal padre quarant’anni fa. È il ritornello che ripete davanti ai microfoni di radio e tv, mentre gli ultimi militanti lasciano la sala con i volti immusoniti: per loro, l’unico successo possibile era l’elezione della loro candidata, per la quale hanno una vera e propria adorazione.
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