La debolezza degli italiani divisi in fazioni

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Che tocchi proprio a Mario Monti, il tecnico che ha preso casa sugli stagni di Bruxelles e fino a novembre si poteva incontrare al «Pain Quotidien» sul Rond Point Schuman, cuore del quartiere comunitario, non è solo un’ironia. È il segno di quanto la situazione sia seria. Monti ha evidenti ragioni di alzare la posta. Se non otterrà  ciò che chiede, almeno avrà  dato al parlamento la misura del suo impegno. Potrà  se non altro puntellare le proprie basi nei partiti della maggioranza. Ironico e paradossale sembra piuttosto il modo in cui dall’Italia si segue questa missione del premier. Gli italiani come al solito si dividono in fazioni. Ci sono i partiti pro e contro la Germania, pro e contro la Francia, pro o contro un «asse» con questi o con quelli. Sembra che sia questione di decidere con chi schierarsi in un gioco di società . Nel frattempo continuano a non esserci fazioni esplicitamente pro e contro l’idea di fare ciò che serve all’Italia per sopravvivere e prosperare nell’euro. La questione non è mai posta in questi termini. Ma il debito sta ancora salendo e a differenza di quanto accade in Portogallo, Irlanda e persino in Spagna, il divario di competitività  sulla Germania continua ad allargarsi. Ma i partiti non hanno una posizione in proposito, preferiscono esercitarsi sui difetti di Angela Merkel, Franà§ois Hollande o della Bce. Non si accalorano su cosa privatizzare per ridurre il debito o su come misurare e fermare la deriva della competitività . Persino il mandato a Monti prima del vertice si è risolto in una recita: due mozioni sostanzialmente uguali invece di una sola, la prima del centrodestra e l’altra di centro e centrosinistra. E quando Silvio Berlusconi e Beppe Grillo discutono di un’Italia senza l’euro, nessuno chiede loro come farebbe il Paese a finanziarsi all’estero — come è costretto a fare — in una nuova lira che si svaluta. Anche questa è una posizione legittima, ma neanch’essa è discussa oltre gli aspetti più teatrali. Sembra interessi solo la scelta del Paese al quale vogliamo arrenderci. Non è questo il modo di rafforzare la posizione di Monti oggi e domani a Bruxelles: né la Francia né la Germania sanno che farsene di un Paese a cui non interessa il proprio futuro.


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