LA CRISI DI NERVI DELLE BANCHE UE

by Editore | 2 Giugno 2012 13:39

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I Governi continuano a cercare nella finanza pubblica la soluzione della crisi dell’Euro: austerità ; nuovo trattato che impone limiti a deficit e debiti; Fondo di Stabilità  per gli Stati in crisi. Ora si parla di interventi pro crescita ed eurobond per finanziarli. Ma è la crisi bancaria che rischia di affondare l’Euro. Le crisi del debito pubblico e delle banche sono collegate. I governi però guardano solo alla finanza pubblica, considerando quello delle banche un problema tecnico, gestibile dalla Bce. Non lo è. La soluzione deve essere politica; ed è urgente.
In Spagna (come in Irlanda) lo scoppio della bolla immobiliare sta divorando il patrimonio delle banche che, non trovando capitali privati, devono ricorrere allo Stato. Che però è sempre più in difficoltà  a emettere il debito pubblico necessario per le ricapitalizzazioni. Lo dimostra Bankia, che necessita di 19 miliardi. Il governo spagnolo prima ha ipotizzato l’uso dei contingent convertibles: solo una piroetta contabile visto che le banche possono considerarlo capitale, mentre per lo Stato non sarebbe debito. Poi si è pensato di dare a Bankia un credito verso lo Stato, da usare come garanzia per finanziarsi presso la Bce; che così si accollerebbe il rischio. Idea rispedita al mittente. Ora la voce di un prestito dell’Imf. 
L’unica soluzione, oggi in Spagna domani altrove, è di separare nettamente la crisi del debito da quella delle banche, con un Fondo finanziato da tutti gli Stati dell’Eurozona che ricapitalizza le banche in difficoltà  (oppure una bad bank). E’ quello che ha proposto Draghi. Sarebbe anche un modo intelligente per lanciare gli Eurobond. Ma il Fondo di Stabilità  può finanziare gli Stati, non le banche direttamente; e senza un organismo europeo di vigilanza bancaria che decida, sulla base di criteri uniformi, se e come intervenire, il Fondo non potrebbe funzionare. Una vigilanza europea (oggi spetta alle autorità  nazionali) implicherebbe però una perdita di sovranità : è una decisione politica, che i governi hanno già  bocciato. 
La fuga dai depositi delle banche greche ha messo poi in luce un problema ulteriore: l’assicurazione sui depositi nell’Eurozona è pensata come sistema nazionale di suddivisione del rischio per proteggere i risparmiatori contro il fallimento di una singola banca; ma nulla può nel caso di perdite sistemiche dovute a un’eventuale uscita dall’Euro. In questo caso lo Stato non potrebbe assicurare i depositanti perché ugualmente insolvente. Se la Grecia tornasse alla dracma, dunque, la corsa ai depositi contagerebbe altri Paesi; anche l’Italia non sarebbe al sicuro. E già  ci sono segni di contagio in Spagna. Oltre al Fondo di Stabilità  per le banche, ci vorrebbe pertanto anche un sistema europeo di assicurazione dei depositi. Ma dubito che la Germania voglia accollarsi questi rischi; perché la sua esposizione alle banche dei Paesi “periferici” è già  elevatissima (bollettino Deutsche Bundesbank). 
Una volta, gli squilibri nei flussi di capitale di un Paese si manifestavano con la diminuzione delle riserve ufficiali. Oggi, lo squilibrio è segnalato dalla posizione delle banche centrali verso Target2, il sistema di compensazione dove si saldano tutti i pagamenti tra i vari sistemi nazionali. Poiché le banche “periferiche” sono sempre più dipendenti dalle banche centrali per finanziarsi, a fine anno la Bundesbank aveva crediti netti verso Target2 per ben 468 miliardi (620 con l’Olanda); cresciuti oggi a 800 secondo il Financial Times. Sempre a fine anno, la Banca d’Italia aveva un debito netto di 184 miliardi; 626 con Spagna, Grecia, Portogallo e Irlanda. In caso di crollo dell’Euro, i tedeschi subirebbero perdite impressionanti. Così le banche centrali reagiscono con un nazionalismo che segmenta ulteriormente i sistemi bancari, cercando di opporsi al trasferimento di fondi transfrontalieri fra banche dello stesso gruppo. La stampa riporta di attriti per fondi trasferiti da Unicredit dalla Germania all’Italia; per Santander, dalla Gran Bretagna alla Spagna; e per le banche francesi che, volendo rientrare dall’esposizione verso le loro controllate in Grecia, le fanno indebitare presso la Bce. Soluzione politica cercasi disperatamente per un sistema bancario sull’orlo di una crisi di euro. Se si vuole salvare veramente la moneta unica.

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