by Editore | 23 Giugno 2012 14:08
MILANO — La Bce tenta di venire incontro il più possibile al fragile sistema bancario europeo. Con una decisione presa in realtà lo scorso 20 giugno – ma resa nota ieri – la Banca centrale ha allentato ancora una volta, dopo le misure analoghe prese nel dicembre scorso – i vincoli e le caratteristiche dei titoli consegnabili alle aste di finanziamento della Bce, i cosiddetti “collaterali”, per avere in cambio liquidità . Le «ulteriori misure» per «migliorare l’accesso del settore bancario alle operazioni dell’eurosistema» sono volte a «favorire il flusso di credito alle famiglie e alle imprese».
Due soprattutto i tipi di intervento: da un lato è stato abbassato il rating minimo che i titoli consegnabili devono avere, per aumentare appunto il numero dei bond che le banche possono portare in Bce, nelle aste di finanziamento;
dall’altra, è stata ampliata la gamma delle attività che possono essere usate come collaterali, includendo anche titoli che hanno come riferimento (come sottostante) il prestiti al consumo, il leasing e persino i finanziamenti per l’acquisto di auto o i mutui commerciali.
Con le misure adottate, le banche dunque potranno consegnare alla Bce gli Abs (Asset-backed securities) che sono titoli garantiti
a loro volta appunto da mutui commerciali e da prestiti alle Pmi (molto diffusi fra le banche spagnole ma anche quelle italiane) e ottenere liquidità in cambio, seppure con un “taglio” rispetto al valore facciale dei bond che va dal 16 al 32%, per non mettere troppo a repentaglio il bilancio dell’Eurotower. Ma anche così la mossa ha suscitato subito la levata di scudi della Bundesbank, che vede in questo modo messa a rischio la solidità dell’istituto centrale: «Posso solo dire che la Bundesbank assume una posizione critica», ha seccamente commentato un portavoce dell’istituto guidato da Jens Weidmann; altri analisti hanno parlato di «cerotto» e di banche che raschiano il fondo del barile portando non più «i gioielli di famiglia in pegno ma gli oggetti di uso quotidiano».
A parte Madrid (+1,52%) ieri comunque nessuna Borsa europea ha brindato: dopo il taglio del rating deciso il giorno prima da Moody’s su 15 colossi bancari internazionali, ieri ci si è messo il crollo della fiducia delle imprese tedesche a gettare nuove ombre. Così Francoforte è stata la piazza peggiore (-1,26%) seguita da Londra (-0,95%) e Parigi (-0,75%). Debole anche Milano che, dopo aver ondeggiato tra ribassi e tentativi di recupero – sull’onda dello sprint di Mps (+10%) – ha terminato con un -0,65% appesantita a sua volta dal dato sulla della fiducia dei consumatori italiani, ai minimi dal 1996. Poco variato invece il cambio euro/dollaro: la moneta unica vale 1,2544 dollari (rispetto agli 1,2572 del giorno prima). Meglio lo spread, che ha chiuso a quota 422, dopo aver toccato un minimo di 410 punti.
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