Indennità  per 200 mila disoccupati in più così funzioneranno gli ammortizzatori

by Editore | 3 Giugno 2012 12:21

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ROMA – Quasi duecentomila lavoratori in più tutelati dai nuovi ammortizzatori sociali in caso di perdita del lavoro. Il dato si ricava incrociando una stima contenuta nell’ultima Relazione annuale della Banca d’Italia con i trattamenti di sostegno al reddito erogati dall’Inps nel corso del 2011.
Si allarga, anche se non in maniera significativa, la platea dei lavoratori tutelati con l’Aspi (l’assicurazione sociale per l’impiego) prevista dalla riforma del lavoro appena approvata dal Senato, mentre si riduce nel tempo il grado di protezione accordato, attraverso l’indennità  di mobilità , al dipendente della grande industria che perde il lavoro. Così Cipputi, “l’operaio massa” sindacalizzato, simbolo delle lotte operaie degli anni Sessanta e Settanta, finisce per essere la prima vittima della riforma “cedendo”, in mancanza di risorse finanziarie, un po’ di garanzie in particolare agli apprendisti. Perché l’indennità  di mobilità , costruita perlopiù intorno alle caratteristiche di Cipputi e utilizzata soprattutto per la gestione delle eccedenze di personale ormai maturo e di difficile ricollocazione (classico il caso della cosiddetta mobilità  lunga, cioè fino alla pensione), sarà  sostituito dall’Aspi (che assorbirà  anche le varie indennità  di disoccupazione). La quale durerà  di meno, in media di circa 18 mesi, ma sarà  applicata a tutti. «È un primo passo verso l’Europa. Solo noi abbiamo l’indennità  di mobilità  che è un’indennità  di disoccupazione mascherata e destinata a pochi», commenta Tiziano Treu, senatore del Pd, relatore del disegno di legge.
La Banca d’Italia stima che, mentre con le vecchie regole avrebbe ricevuto l’indennità  di disoccupazione l’82% dei lavoratori dipendenti rimasti senza lavoro, ai quali andrebbe aggiunto un altro 3% destinatario dell’indennità  a requisiti ridotti, con l’Aspi la platea si estenderebbe a circa il 98%. In totale quasi un milione e 350 mila lavoratori, considerando che nel 2011 l’Inps ha erogato circa un milione 150 mila indennità , da quella di mobilità  a quella di disoccupazione.
La vera differenza tra l’attuale regime e quello che entrerà  in vigore dal 2017 sta proprio nell’indennità  di mobilità . Come dimostrano le elaborazioni della Cgia di Mestre: per l’operaio specializzato over 45 e per l’impiegato over 55 l’importo rimane sostanzialmente invariato, ma si riduce di un anno fino a 18 mesi il periodo durante il quale si riceve l’assegno.
Resta ancora insufficiente la tutela dei lavoratori a collaborazione, per quanto l’una tantum arriverà  – stando alla Cgia – fino a circa 6.000 euro contro i 3.900 euro precedenti. Secondo Treu, che cita una stima del ministero del Lavoro, la platea dei lavoratori interessati all’una tantum dovrebbe aumentare comunque di 3-4 volte rispetto ai 10 mila circa che avrebbero potuto ricevere l’indennità  introdotta dall’ex ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi. Va aggiunto però che, diversamente dall’Aspi e dalla cosiddetta mini-Aspi, l’una tantum per i co.co.pro non prevede i contributi figurativi ai fini previdenziali.

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