by Editore | 18 Giugno 2012 7:22
ATENE — L’annuncio della vittoria arriva in greco e viene ripetuto in inglese. «Resteremo nell’euro, basta con le avventure». Il conservatore Antonis Samaras parla ai sostenitori riuniti sotto i platini nel Giardino nazionale di Atene, sa di essere ascoltato in tutto il mondo. Dagli investitori che già fanno correre la moneta unica sul mercato australiano (il primo ad aprire) e dai leader internazionali che si preparano a volare in Messico per il vertice del G20.
Nuova Democrazia è il primo partito, non ha conquistato la maggioranza assoluta (malgrado i 50 deputati garantiti in premio al vincitore), da oggi partono le trattative per formare un governo di coalizione. Quello che il socialista Evangelos Venizelos chiama di «salvezza nazionale»: il Pasok continua a perdere voti, ma resta la terza forza e i suoi parlamentari sono necessari per formare l’esecutivo. Venizelos pone come condizione la partecipazione di Syriza, la sinistra radicale arrivata seconda che ha sconquassato il dominio dei due partiti che per trentotto anni si sono alternati al potere.
Alexis Tsipras, il giovane leader del movimento, ha già escluso qualunque sostegno: «Restiamo all’opposizione. I risultati dimostrano un consistente rifiuto delle misure di austerità ». Un portavoce spiega al canale Skai che «se Samaras non è in grado di mettere insieme il governo, Syriza rifiuterà anche il mandato esplorativo». A quel punto, il presidente Karolos Papoulias passerebbe l’incarico a Venizelos in un replay dei negoziati di un mese fa, quando nessuno era riuscito a trovare l’accordo costringendo il Paese a tornare alle urne.
I neonazisti di Alba d’oro ottengono più o meno lo stesso risultato del 6 maggio e restano in Parlamento. Il capo Nikos Mihaloliakos si è presentato a ringraziare gli elettori («siamo gli unici a non aver arretrato di fronte alla paura e al terrore») accompagnato da Ilias Kasidiaris, il portavoce che dieci giorni fa ha preso a pugni la deputata comunista Liana Kanelli durante un dibattito televisivo. Gli analisti erano convinti che gli estremisti di destra non avrebbero superato questa volta la soglia del 3 per cento, in un Paese che ha subito l’occupazione tedesca. Le magliette nere di Alba d’oro, testa rasata e spranghe, hanno continuato in queste settimane i raid contro gli immigrati, alle missioni punitive partecipa anche la figlia di Mihaloliakos.
Samaras, 61 anni, promette di presentarsi con la lista dei ministri in tempi brevissimi. Conta anche sull’appoggio di Sinistra democratica, fondato da un gruppo di fuoriusciti da Syriza. In campagna elettorale ha promesso di rinegoziare il Memorandum, l’intesa firmata con l’Unione Europea, la Banca centrale europea e il Fondo monetario internazionale, che prevede tagli e riforme in cambio degli aiuti. Si è presentato come il difensore dell’accordo («o me o il ritorno alla dracma» è stato lo slogan) contro Tsipras, che ha ripetuto di volerlo cancellare. Eppure il leader conservatore si era opposto al primo piano di salvataggio nel maggio del 2010 e ha sostenuto i due successivi solo perché il Paese sarebbe altrimenti finito in bancarotta.
Il quotidiano britannico Financial Times ha raccolto pochi giorni prima del voto le perplessità di investitori e uomini d’affari greci. Samaras è visto come un politico «da rissa di strada», concentrato sul combattere la sinistra. «I boss del partito e le grandi famiglie preferirebbero che si facesse da parte per lasciare che venga creato un governo tecnico: guidato da Panagiotis Pikrammenos, il presidente del Consiglio di Stato che sta amministrando il Paese ad interim, o da George Provopoulos, il governatore della Banca centrale».
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