Il Pd boccia la riforma Profumo “Vuole una scuola troppo elitaria”

by Editore | 4 Giugno 2012 10:04

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ROMA – Le reazioni alla riforma Profumo, alla scuola e all’università  italiane da innervare sul merito e da destinare all’eccellenza, sono già  questione politica. Un problema per il governo, ecco. Il Partito democratico, che nelle scorse settimane aveva abbandonato i lavori preparatori e quindi si era speso per emendare il testo, il giorno dopo le anticipazioni di Repubblica sul “pacchetto merito” da licenziare mercoledì prossimo in Consiglio dei ministri invita il ministro a rallentare: «Noi questo testo non lo votiamo». Una mancanza di fiducia sulla scuola potrebbe ripercuotersi sull’esecutivo. 
Con il peso di un ex ministro (secondo governo Prodi), interviene Giuseppe Fioroni, moderato del Pd. «La nostra scuola è una grande risorsa per il paese e deve avere l’ambizione di essere per tutti di qualità ». Fioroni, a fronte dei richiami governativi all’Unione europea, che ci chiede di iniettare “merito” nella nostra società , indica altre emergenze che l’Europa ci chiede di affrontare: «Dovremmo occuparci innanzitutto della grande dispersione scolastica e migliorare le competenze dei nostri studenti, oggi sotto la media Ocse». Dice Fioroni: «L’Europa ci chiede un sistema di valutazione serio, provvedimenti urgenti per il recupero di chi resta indietro, strumenti e risorse per migliorare le scuole. L’Ocse ci chiede di investire sull’aggiornamento e la riqualificazione dei docenti. Interventi esclusivamente mirati a incentivare la competizione e garantire l’eccellenza per pochi danno un’idea sbagliata e diversa dalla scuola della Costituzione. Questa insistenza nell’ipotizzare un modello competitivo, senza nulla per le emergenze e i bisogni di tutti, sembra perseguire un disegno che vede una scuola di qualità  per pochi e un nuovo avviamento professionale per tanti». Infine un avvertimento al ministro: «Abbandoni la strada del decreto, che eviterebbe i necessari passaggi parlamentari, e abbandoni una conflittualità  che non farebbe bene al governo». 
Francesca Pugllisi, responsabile scuola del Pd, aggiunge: «In un momento di vera emergenza nazionale chiediamo a questo governo di fare ciò che fanno le famiglie per bene: guardano a quanti soldi hanno in tasca per darsi delle priorità , a partire dai bisogni dei più piccoli e dei più deboli. Le priorità  in questo momento si chiamano scuola dell’infanzia, tempo pieno e lotta alla dispersione scolastica, soprattutto nelle periferie urbane. L’articolo 3 della Costituzione, che parla della scuola e dei suoi compiti, è quanto di più lontano possiamo immaginare dal decreto Profumo. Il ministro prima rifinanzi le norme per tenere le scuole aperte il pomeriggio e nei periodi estivi, non tocchi i pochi spiccioli che rimangono sul fondo per l’autonomia scolastica e ridia fiato a corsi di recupero tagliati di due terzi».
Dura l’Italia dei valori attraverso Giulia Rodano: «Il pacchetto merito è un segnale di fumo inquinante su tutto il sistema dell’Istruzione pubblica. Per le scuole pubbliche e le università  statali non c’è nemmeno un euro in più. Si dichiara di voler premiare le eccellenze, ma nulla viene previsto per mettere studenti e strutture più deboli nelle condizioni di formarsi. E all’università  il ministro sta preparando un’altra generazione di precari». Critiche dai tre sindacati confederali, dal Pdci, dagli studenti di sinistra. Plausi sul merito arrivano dai giovani dell’Udc e dall’ex ministro (Pdl) Mariastella Gelmini: «Ho letto di buone misure che rafforzano la sinergia tra scuola, istruzione, università  e impresa», ha detto la Gelmini. «Positivi gli sgravi per le imprese che assumono e l’obbligo delle cento ore di didattica per gli insegnanti universitari. Sono contenta che non si smantelli la mia riforma né il concorso nazionale anti-baroni».
Il presidente della Conferenza dei rettori universitari, Marco Mancini, sostiene che la riforma «incentiva gli studenti, ma l’emergenza resta quella dei concorsi. Bisogna farli al più presto. Ci sono centinaia di ragazzi che non possono più aspettare e i livelli di età  media dei nostri docenti sono insopportabili».

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