Il governo vara il Piano per la famiglia
ROMA – Un elemento di coesione sociale. Un centro di iniziativa economica. Un valore su cui investire, per il futuro del Paese. Tutto questo è la famiglia, secondo il Piano nazionale proposto del ministro della Cooperazione internazionale e dell’Integrazione Andrea Riccardi e approvato ieri dal Consiglio dei ministri. Un quadro generale di intervento che contiene tracce di iniziative fiscali, abitative e di sostegno per i nuclei familiari. E che rappresenta, scrive in una nota Palazzo Chigi, «una novità per il Paese, perché supera la logica dei provvedimenti di emergenza, disorganici e frammentari, avuti sino ad oggi».
Si tratta per ora di principi direttivi che andranno poi tradotti in concrete iniziative legislative. E per i quali la copertura economica resta tutta da trovare. La priorità è il fisco, nazionale e locale, con sgravi per i nuclei numerosi e la revisione dell’Isee, l’indice della situazione economica che determina l’accesso alle varie forme di sostegno. Il piano parla quindi di politiche abitative e della necessità di valorizzare la famiglia come luogo di cura, di welfare alternativo: servizi per la prima infanzia, congedi parentali, tempi di cura e interventi su disabilità e non autosufficienza. E ancora le pari opportunità , con la conciliazione tra casa e ufficio per genitori che lavorano, incentivi per il terzo settore, servizi di consultorio ed informazione in grado di supportare padri e madri di origine straniera. Il documento indica anche alcune aree sulle quali intervenire con maggiore urgenza: le famiglie con minori, in particolare se con un numero elevato di componenti, quelle con disabili o anziani bisognosi di sostegno, quelle con disagi conclamati nella relazione di coppia o tra genitori e figli.
Il Piano nasce dal lavoro dell’Osservatorio nazionale sulla famiglia, un organo misto che comprende rappresentanti del governo, delle parti sociali e della società civile. La prima bozza risale al giugno del 2011 ed è stata sottoposta alla Conferenza Unificata Stato-Regioni lo scorso aprile. Il suo principio ispiratore, si legge nel testo, è quello della cittadinanza sociale della famiglia, riconosciuta come nucleo centrale nella comunità . La logica, non assistenzialismo ma sussidiarietà : «Per non sostituire, ma sostenerne le funzioni proprie e autonome».
Sia il Pd che l’Udc commentano con favore l’approvazione del documento. Cecilia Carmassi, responsabile politiche per la famiglia dei Democratici, ha però invitato il governo a non lasciarlo lettera morta: «Per ora ha natura meramente programmatica, non è accompagnato dalla copertura economica necessaria». Obiezione nel merito quella di Carlo Giovanardi del Pdl, per il quale nel documento manca un punto essenziale delle precedenti bozze, elaborate dal governo Berlusconi: «Il quoziente familiare, che legava la pressione fiscale al numero dei figli». Molto dura invece la Cgil che lo definisce un manifesto ideologico: «Il piano fu ispirato dal precedente esecutivo ed è il condensato della sua impostazione, riassunta nel Libro Bianco sul welfare dell’ex ministro Sacconi ».
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