Il governo «sbanca» la Rai e la affida a due big della finanza

by Editore | 9 Giugno 2012 16:35

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«Sono due alieni, non si sa nemmeno se hanno la tv a casa», commenta a caldo Carlo Freccero. Nella fretta di decidere il governo non cambia la legge Gasparri ma cambia motu proprio lo statuto della Rai e rischia una valanga di ricorsi.
La vicedirettrice generale di Bankitalia Anna Maria Tarantola alla presidenza, e il manager Luigi Gubitosi alla direzione generale? «Sono due alieni. Bisogna verificare se hanno il televisore a casa. Monti ha confuso la Rai con una banca. E’ come nominare un romanziere presidente di un istituto fisico nucleare. La reazione più giusta è quella di essere stupiti». Uno di primi a commentare i nomi usciti a sorpresa dal cappello di Mario Monti per il vertice di viale Mazzini è Carlo Freccero, direttore di Rai4 e a sua volta candidatosi, in ticket con Michele Santoro, a guidare la Rai.
Lo stupore è contagioso. L’accelerazione del governo – e in particolare del presidente del consiglio che, da ministro dell’economia, rappresenta l’azionista della tv pubblica – colpisce anche per il metodo. Alla fine, vista la ferma opposizione del Pdl, Monti ha deciso di non riformare la legge Gasparri, come chiedeva insistentemente il Pd. Ma il governo, nel consiglio dei ministri tornato a riunirsi ieri sera, ha deciso – dice in conferenza stampa lo stesso presidente del consiglio – di dare più poteri al presidente e al direttore generale, a scapito del cda. In sostanza il presidente potrà  decidere, su proposta del dg, sugli atti e i contratti da 2,5 a 10 milioni di euro. E, sempre su proposta del direttore generale, potrà  nominare i dirigenti di primo e secondo livello. Ma le nomine editoriali rimarranno al cda. Nella modifica delle deleghe sarà  coinvolta la vi vigilanza Rai.
Ma per ora non sono queste correzioni il punto in discussione. Perché il premier ha anche introdotto una «riforma» tutta sua. Secondo la legge e lo statuto dell’azienda, l’indicazione del direttore generale spetta infatti (di concerto con il Tesoro) al consiglio d’amministrazione, che però ancora non c’è. «E’ a dir poco sorprendente che lo abbia fatto il governo – trasecolano dunque il senatore del Pd Vincenzo Vita e Beppe Giulietti, deputato e portavoce di Articolo 21 -. Questo annuncio anticipato rischia di aprire la strada a contestazioni ed esposti». E così in serata palazzo Chigi comunica che «il presidente del consiglio ha comunicato l’intenzione di presentare, per il tramite del rappresentante del ministero dell’economia nel cda, la candidatura di Luigi Gubitosi a direttore generale». E «nel caso in cui la candidatura fosse approvata, il ministero sosterrà  nell’assemblea degli azionisti l’adesione alla nomina». Una pezza che si poteva evitare, se qualcuno più esperto di lui nel governo avesse suggerito a Monti più cautela. Il candidato del Tesoro in cda, comunque, sarà  Marco Pinto. 
Poi c’è la questione delle «competenze editoriali». E anche Antonio Di Pietro si chiede: «Che c’entrano i poteri forti, il mondo delle banche con l’informazione?». Ma il premier spiega di aver privilegiato la «solidità  gestionale» alla scelta di profili con competenza editoriale. E ora, dopo aver consultato anche il Quirinale, sfida i partiti a un prendere o lasciare. E aggiunge: «Mi auguro che i partiti seguano il metodo da me seguito», perché «quello dell’adeguatezza e della responsabilità  delle nomine pubbliche è uno dei temi fondamentali che determinano l’immagine, la percezione dell’opinione pubblica verso la classe politica». Una bacchettata per la vicenda delle Authority. Comunque Monti alla presidenza di quella delle comunicazioni ha messo un suo collaboratore, confermando la nomina – che era nell’aria da settimane – del bocconiano Angelo Cardani.
Ma insomma, al di là  dell’«adeguatezza» assicurata dal premier, se arriveranno effettivamente a viale Mazzini i due designati saranno pesci fuor d’acqua. Ma, per quanto riguarda la presidente, con tanto di benedizione papale. I bene informati dicono infatti che Anna Maria Tarantola sia stata molto spinta dal Vaticano. Che così avrà  una contropartita per l’uscita di scena di Lorenza Lei, la attuale dg molto amata Oltretevere, che Silvio Berlusconi avrebbe voluto vedere confermata sul ponte di comando della Rai. E nel Pdl si mastica amaro. Salutano invece entusiasticamente le nuove nomine l’Udc e alcuni cattolici del Pd.
La partita, comunque, è all’inizio. Potrebbe aprirsi appunto un «caso Gubinati». E poi toccherà  alla commissione di vigilanza non solo fare i nomi di 7 consiglieri, ma anche ratificare con una maggioranza dei due terzi l’indicazione della presidente. Il Pd intende confermare l’Aventino rispetto ai consiglieri: questa volta, insomma, non parteciperà  alla spartizione delle poltrone, come nella bruciante vicenda dell’Agcom. Ma non intende bloccare la nomina di Anna Maria Tarantola. 
Commenta l’Usigrai, sindacato dei giornalisti Rai: « Dopo tanto dire e con tanto ancora da fare col passaggio in vigilanza, arrivano i nomi senza nessun intervento sul contesto, rinunciando a toccare l’orrida legge Gasparri».

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