by Editore | 20 Giugno 2012 7:29
I libri fortunati vivono sempre due volte, prima in “hard cover” poi in tascabile. I libri molto fortunati, per esempio i Maigret di Simenon, anche tre: due volte col primo editore (in quel caso Mondadori), la terza col passaggio dei diritti e il rilancio per decenni in tascabile (come il commissario parigino che ogni volta che è riapparso da Adelphi è tornano inesorabilmente in classifica). Infine ci sono i libri a cui si vuole portare moltissima fortuna, e allora le sue tre vite si condensano in un tempo tanto breve da fare – di per sé – notizia: le avventure seriali del commissario napoletano anni ’30 Ricciardi (Il senso del dolore, La condanna del sangue, Il posto di ognuno, I giorno dei morti) sono state pubblicate con successo la prima volta una all’anno tra il 2007 e il 2010 da Fandango, poi nel 2011 tutte in tascabile dallo stesso editore, e già in questi giorni di nuovo le propone Einaudi Stile Libero che ne ha acquistato i diritti.
L’autore, Maurizio De Giovanni, se la sta da parte sua guadagnando, la terza vita del suo personaggio, con degli “extra” un po’ come quelli dei film in dvd: nel primo volume delle ristampe einaudiane, Il senso del dolore, l’autore viaggia nel tempo per intervistare di persona, naturalmente al caffè Gambrinus, il suo commissario che sente le voci dei morti e le usa come indizi indagando
tra la miseria guardata con compassione e la nobiltà fasulla di regime in una poco esplorata Napoli degli anni Trenta. Nel secondo volume, La condanna del sangue, l’intervista sarà con il fido aiutante brigadiere Raffaele Maione, nel terzo col toccante e buffo informatore trans Bambinella, nell’ultimo con l’anatomopatologo dottor Modo, che gli dà appuntamento al più bel bordello di via Chiaia nel 1931. Nell’insieme, un “ripasso” dei protagonisti fissi e una variante del gioco dell’intervista che a ruoli inversi (lì è il protagonista fictional Tony Pagoda a interrogare personaggi finti e veri) anche Sorrentino ha appena adottato nel volumetto “sequel” di
Hanno tutti ragione (Feltrinelli). Il carico da novanta, nel caso di De Giovanni, ce lo mette però l’editore, annunciando la ristampa come una «uniform edition». Si chiama così, in gergo, una “veste editoriale” che accomuna tutti i titoli di un solo autore, e tradizionalmente era il trattamento riservato ai classici assoluti – leggendarie per esempio leuniform edition di Jules Verne per Scribner’s o di Mark Twain per Hillcrest – prima di diventare col tempo strumento di marketing. Nel campo del giallo, era già una uniform edition
(anche se si diceva ancora “collana speciale”) l’edizione Mondadori tascabile dei Maigret con le copertine di Ferenc Pinter. E proprio al gigantesco archivio di Ferenc Pinter, il mitico illustratore italo-ungherese scomparso nel 2009 che per 32 anni era stato la mente più brillante dietro le copertine Mondadori, si è rivolto Stile Libero per la “livrea” dei quattro Ricciardi.
Buon auspicio, mossa ardita, suggerimento subliminale al lettore che potrebbe esserci un “nuovo Simenon” in città ? Di sicuro, nell’anno d’oro del self-publishing, cioè della possibilità (se n’è parlato molto tra stupore e timore all’ultimo Salone del libro) che uno scrittore possa diventare bestseller anche senza un editore dietro, l’avviso che, quando il gioco si fa duro, un editore pronto al gioco vero ha ancora tanti mezzi per presidiare il campo.
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