I tassi dei Btp all’asta salgono ancora
ROMA — Il test dell’asta dei Btp è stato alla fine positivo anche se i rendimenti sono saliti molto. Il mercato infatti ha valutato con più favore il fatto che il Tesoro sia riuscito a collocare senza problemi il massimo dell’ammontare dei titoli offerti, piuttosto che la salita dei tassi, rimasti peraltro al di sotto di quelli espressi dal secondario. Piazza Affari è tornata così a guadagnare salendo dell’1,47% e gli spread tra Btp e Bund tedeschi decennali si sono ristretti. Mercoledì le cose erano andate diversamente dopo l’asta dei Bot che aveva fatto registrare l’impennata dei tassi e aveva innescato timori per il successivo collocamento dei Btp. Forse è stato proprio il pessimismo delle aspettative che ha fatto scattare il cambiamento degli umori degli investitori verso i titoli italiani sul secondario, dopo il tutto esaurito dell’asta.
La giornata, ieri, non era certo iniziata bene: il declassamento notturno della Spagna — da “A3” a “Baa3” — da parte di Moody’s, che ha retrocesso anche Cipro, aveva infatti messo sotto forte pressione i titoli iberici e a ruota quelli italiani i cui tassi salivano rapidamente di 20 punti base per i Btp triennali, la stessa scadenza dei titoli che di lì a poco sarebbero andati in asta, e di 10 punti base per i decennali. Senza contare la diffusione da parte di Bankitalia di un nuovo record per il debito pubblico arrivato alla cifra di 1.948,584 miliardi di euro aumentando, in soli quattro mesi, da fine 2011 ad aprile di quest’anno, di 50,7 miliardi di euro. La situazione, a detta dei trader, appariva drammatica.
Più tardi nella giornata i mercati hanno reagito in modo positivo anche alla notizia, riportata da Reuters, che le banche centrali si tengono pronte a un piano straordinario di liquidità in caso di tensioni dopo il voto in Grecia. Forse il piano potrebbe scattare già domenica sera.
Sempre ieri, sulla nuova emissione di Btp è arrivata invece una solida domanda, facendo tornare gli acquirenti sul mercato. In totale ieri il Tesoro ha collocato Btp per 4,5 miliardi, il massimo previsto: come era nelle attese i rendimenti sono balzati anche se meno di quanto non fosse successo nell’asta dei Bot del giorno prima. Per i 3 miliardi di Btp a 3 anni la domanda, pari 4,775 miliardi ha evidenziato un indice di copertura (cover ratio) di 1,59, superiore alla media degli ultimi collocamenti. Il rendimento si è attestato al 5,30%, in aumento dell’1,39% dall’asta di metà maggio ma sotto a quanto registrato sul mercato secondario. I due titoli off-the-run, cioè tranche di vecchie emissioni, sono stati collocati per l’importo massimo di 1,5 miliardi, a fronte di una richiesta di 2,7 miliardi: i tassi sono risultati al 6,10% per il titolo con scadenza al 2019 e al 6,13% per quelli con scadenza al 2020. Il sostegno dalle banche italiane è risultato pari al 22% dell’ammontare dei titoli, il valore massimo del 2012 per i Btp. Anche l’asta supplementare di Bot annuali ha visto abbondanti richieste con una partecipazione significativa degli investitori stranieri. Certo ha contribuito al buon esito del collocamento anche la circostanza che l’offerta era contenuta, ma il Tesoro, dopo le impegnative aste di aprile, non ha scadenze significative da rinnovare in questi mesi. E quindi non è obbligato a rischiare troppo. Fatto sta che sul secondario ieri lo spread Btp-Bund, dopo aver superato i 485 punti base è calato a 461,8 punti, un livello inferiore a quello della chiusura del giorno prima, con un rendimento sceso al 6,14%. Più grave l’andamento dei Bonos spagnoli che con i decennali sono arrivati a sfiorare un tasso del 7% ed un differenziale col Bund tedesco di 536,7 punti base. Un livello che preoccupa prima di tutto il governo di Madrid il cui ministro dell’Economia Luis de Guindos ieri ha affermato che nei prossimi giorni o settimane verranno prese misure per ridurre lo spread perché un premio a rischio sopra i 550 punti base non è sostenibile a lungo. Anche perché in Europa la crescita, come rileva il Bollettino mensile della Bce, «resta debole»: l’accresciuta incertezza «grava sul clima di fiducia, dando luogo a maggiori rischi al ribasso per le prospettive economiche», dicono gli economisti di Francoforte, sottolineando che tali rischi riguardano in particolare «un ulteriore acuirsi delle tensioni in diversi mercati dell’area e la loro potenziale propagazione all’economia reale».
A condizionare i mercati non sono solo i timori per la Spagna e per la messa in sicurezza del suo sistema creditizio. A dominare su tutto sono le incertezze legate all’imminente voto in Grecia. Tanto che ieri il clima è stato in qualche modo alleggerito, e le Borse ne hanno approfittato per girare in positivo, dai sondaggi di Atene secondo cui alle elezioni di domenica Nea Dimokratia (centro-destra), guidata da Antonis Samaras, filoeuropeista e favorevole al Memorandum firmato fra Atene e i creditori internazionali, dovrebbe ottenere il 29% delle preferenze contro il 26% di Syriza (sinistra radicale) che intenderebbe invece rinegoziare gli accordi. In ogni caso, sempre ieri il leader di Syriza, Alexis Tsipras, nel corso di un comizio, ha affermato che intende dar vita a «un governo di tutti i greci» che mantenga il paese nell’euro.
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