I mercati non si fidano, giù le Borse

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LOS CABOS — I mercati non si fidano. Dopo aver salutato positivamente, in apertura, l’esito delle elezioni greche che hanno premiato la componente politica europeista, hanno virato con decisione e sono tornati a mostrare scetticismo sulla tenuta dell’euro. Colpa del ritorno dei timori sulle banche spagnole ma anche di una scarsa convinzione sulla capacità  dell’Europa di manifestare la propria unità  politica oltre che monetaria. A condizionare l’andamento delle Borse e dei titoli di Stato sono state le nuove e forti pressioni sui Bonos spagnoli i cui rendimenti sono tornati a toccare la soglia limite del 7% con spread sui Bund tedeschi in volo oltre i 580 punti. Ne hanno risentito in particolare i Btp italiani che indeboliti hanno visto crescere i rendimenti al di sopra del 6% con un differenziale per i decennali di 467 punti. Tra i listini, Milano ha chiuso in perdita, anche a causa dello stacco delle cedole, del 2,85% superata solo da Madrid in calo del 2,96 mentre Parigi ha lasciato sul terreno lo 0,69%. Stabili Francoforte (+0,3%) e Londra (+0,22%).
Agli investitori dunque il voto in Grecia, pure importante per la definizione di un quadro generale più tranquillo, non basta. Non fuga i dubbi sul futuro dell’euro. E certo non aiuta la conferma arrivata ieri mattina della posizione tedesca, sfavorevole a ogni ammorbidimento o dilazione degli impegni presi da Atene per ottenere gli aiuti della Ue e del Fmi: «Non ci si può allontanare dalle riforme. Dobbiamo contare sul fatto che la Grecia si atterrà  ai suoi impegni», ha detto la cancelliera Angela Merkel prima dell’apertura del vertice dei leader di Stato e di governo del G20 a Los Cabos, punta estrema della Baja California in Messico. Merkel ha gelato così le aspettative di un trattamento più flessibile rispetto all’austerità  chiesta ad Atene, che sembrava profilarsi subito dopo il voto per sostenere la formazione del governo guidato da Nuova Democrazia. L’Europa e le turbolenze sui mercati restano dunque al centro delle discussioni del G20. «Siamo estremamente aperti e pronti a impegnarci con i nostri partner, ma certo non siamo qui per prendere lezioni da nessuno. Le sfide non sono solo europee, ma globali», ha affermato il presidente della Commissione Ue José Manuel Barroso. Ma è fuor di dubbio che i problemi del Vecchio Continente siano i più immediati da affrontare: «Il mondo è preoccupato per il rallentamento della crescita e molta attenzione viene data all’Europa. È tempo di agire» ha affermato Barack Obama, sempre più preoccupato per l’impatto della crisi europea sull’economia Usa alla vigilia del suo test elettorale e comunque fiducioso sulle prospettive del voto greco. Il presidente Usa ha incontrato Merkel e ha partecipato al maxi vertice a tarda notte con i leader europei. A Los Cabos però gli incontri bilaterali sono stati forse più importanti delle riunioni ufficiali. Perché hanno dato modo ai vari leader di affrontare i temi più urgenti. Al di là  dei richiami, espressi nella sede plenaria, per mettere in atto «tutte le misure necessarie per rafforzare la domanda, sostenere la crescita globale e ristabilire la fiducia», come si legge nella bozza del comunicato finale. In cui si sottolinea l’impegno dell’Europa a «fare i passi necessari per salvaguardare la stabilità  del sistema finanziario, rompendo il circolo vizioso tra le banche e il debito degli Stati». E si esprime l’auspicio che la Grecia sia sostenuta nel rimanere all’interno dell’eurozona. Per i leader dei Venti, comunque, «una crescita solida, sostenibile ed equilibrata rimane la principale priorità , in un’ottica di maggiore creazione di occupazione e aumento del benessere della popolazione di tutto il mondo».


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