by Editore | 21 Giugno 2012 6:28
MILANO — Il “sistema” lo hanno raccontato ieri ai pm Antonio Simone e Costantino Passerino. Il sistema è quello che i magistrati della procura di Milano impegnati nelle indagini sui 70 milioni distratti dalla fondazione Maugeri stanno cercando di ricostruire. Sono una serie di relazioni, incontri, appuntamenti, elaborazioni tecniche di leggi poi votate dal consiglio regionale o dalla giunta che consentivano al colosso lombardo della sanità privata — e all’ospedale San Raffaele — di incassare decine di milioni di euro all’anno per la loro attività .
Un’attività che necessitava di agganci nell’apparato tecnicopolitico del Pirellone. E a Simone — ex assessore regionale democristiano, amico personale del governatore Roberto Formigoni e figura di rilievo di Comunione e liberazione in Lombardia (è il fondatore del settimanale d’area “Tempi”, che dal giorno del suo arresto ha pubblicato diciassette sue lettere dal carcere) — le conoscenze non mancavano. E il ruolo di cerniera con i piani alti della Regione lo aveva lui quanto l’altro protagonista di questa storia, il faccendiere Pierangelo Daccò, se non di più. Non per niente la metà dei suoi guadagni – per i pm “distrazioni” dal capitale della Maugeri – Daccò li girava proprio all’ex politico Dc.
Sia l’interrogatorio di Simone da parte del pm Laura Pedio (e alla presenza dell’avvocato Giuseppe Lucibello) che quello di Passerino, il direttore amministrativo della fondazione, sentito dal pm Antonio Pastore alla presenza dell’avvocato Roberto Rampioni, sono stati segretati. Hanno riguardato quel complesso lavoro di perfezionamento delle “facilitazioni”, da parte della Regione, a favore della clinica, e quindi le relazioni con il presidente e tutti i suoi uomini, a cominciare dal direttore della Sanità Carlo Lucchina.
Che i due potessero contare su solidi appoggi nell’establishment formigoniano lo dimostra anche una circostanza. Entrambi hanno ricevuto, nei giorni scorsi, la visita in carcere del deputato del Pdl Giancarlo Abelli, ex assessore alla famiglia, considerato tra i politici lombardi storicamente più vicini al governatore. Abelli, che è andato a trovare anche un altro degli arrestati, il manager Gianfranco Mozzali, è citato, nella testimonianza resa da Passarino prima del suo arresto, come «il nostro referente politico a Pavia» e come «l’uomo politico forse più importante in Lombardia per la sanità ». Fu proprio lui, secondo Passerino, a spiegargli che Daccò era «una persona molto importante perché vicina al presidente Formigoni ». Molti link, insomma, sembrano legare la vicenda Maugeri ad Abelli – dalle consulenze pagate alla moglie, Rosanna Gariboldi, alla figlia, Paola Abelli, direttore scientifico della fondazione – ma il parlamentare assicura che di tutto questo nulla ha che vedere con le sue visite in carcere. «Il motivo che mi ha spinto a farle è semplicemente amicizia e carità cristiana». Elenca i nomi di tutti i figli di Simone: «Sono stato suo collega in consiglio regionale dal 1980. Era un lobbista? Non saprei dare un giudizio.
Conosco bene anche Passerino, un po’ meno Mozzali. Sarei andato a trovare anche Daccò, che però è in un altro carcere. Lui è mio amico dai tempi in cui sedevamo entrambi nel consiglio d’amministrazione dell’Inter. Ma in tutto questo che c’è di male?».
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