I cattolici e la sinistra

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Una vicenda complessa, difficile, quasi sempre ambigua. La ricapitola molto bene una frase di dom Helder Camara: «Se dò da mangiare a un povero, mi considerano santo, ma se chiedo la causa della sua povertà , mi dicono che sono comunista». 
Tutta la storia politica dell’ultimo secolo dei cristiani – meglio, dei cattolici – è all’insegna di questa ambiguità , stretta fra la tendenza all’apertura verso i poveri e la paura della sinistra. Una ambiguità  che ha prodotto incertezze, stagnazione, sono queste le caratteristiche di un intervento cattolico che è rimasto quasi sempre al di sotto delle possibilità , nonostante i vari tentativi che Saresella illustra, compreso il “compromesso storico” del tempo di Berlinguer e i ripetuti tentativi della Democrazia Cristiana: una storia, quella del rapporto fra cristianesimo cattolico e socialismo, a noi vicina, ma che sembra già  molto lontana. 
A conclusione del suo lavoro, Saresella si chiede che cosa sia rimasto del cattolicesimo progressista e del dialogo fra credenti e sinistra. Il dialogo appare accantonato, ma i problemi sono rimasti, così come rimane l’esigenza di trovare soluzioni anche dopo la crisi del marxismo. 
Rimane irrisolta la questione di cosa significhi essere “cattolici di sinistra”. Mentre non pochi cattolici invocano un concilio Vaticano III, altri invocano una autorità  ecclesiastica che sia più ridotta e silenziosa, riscoprendo l’importanza e la centralità  della laicità . 
Il dibattito, dunque, è aperto e speriamo che continui.


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